Apprendiamo da alcuni genitori, che all’Istituto Comprensivo Statale n. 2 di San Salvo, nel complesso di Sant’Antonio, sono stati attivati diversi laboratori che dovevano essere rivolti a «tutti gli alunni» della scuola primaria. Il progetto pilota di promozione, volto a migliorare l’offerta formativa extracurriculare, doveva coinvolgere da un minimo di 15 ad un massimo di 25 alunni. Molto probabilmente, a causa delle richieste superiori al numero dei posti messi a disposizione, si è proceduti a garantire l’accesso a pochi alunni fortunati, utilizzando il criterio dell’estrazione. Un po’ come per i numeri a lotto solo che al posto dei numeri sono stati estratti i nomi degli alunni.
A seguito di questa scelta, solo i bimbi baciati dalla dea della fortuna, potranno dunque approfondire il loro bagaglio culturale a discapito degli altri meno fortunati. Anche se nessuna regolamentazione o disposizione normativa è stata violata da chi ha deciso questo anomalo metodo, non si può sottacere sulla discriminazione che lo stesso sistema ha generato. Un criterio che oltre a farsi beffa della tanto decantata meritocrazia, crea uno spaccato sociale fin dalle prime generazioni di studenti.
Eravamo abituati a classificare gli studenti in bravi e meno bravi, ma da oggi, grazie al meccanismo scelto dalla scuola Sant’Antonio, li troveremo suddivisi in «fortunati e sfortunati», perché almeno in questo caso, i voti e il profitto non contano.
L’immagine che viene fuori da questa stranissima vicenda è posta agli antipodi dei principi di formazione scolastica, quella stessa formazione che è demandata come materia esclusiva ai plessi ai quali affidiamo quotidianamente i nostri figli.