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Appuntamento con lo sport: il Circolo tennis 'La Selva'

L'intervista al fondatore Maurizio Ialacci

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Torna puntuale l’appuntamento con le realtà sportive di San Salvo. In questo caso ci siamo occupati di uno sport che sembra essere più diffuso di quanto sembri.
Ci siamo resi conto che il tennis come disciplina si irradia capillarmente nella società sansalvese, accogliendo atleti e praticanti di qualsiasi età. Sono due i circoli presenti in città.

Nella 'puntata' di oggi siamo andati alla scoperta della struttura e dell’organizzazione che ospita le 'racchette locali' parlando con il disponibilissimo Maurizio Ialacci che ha fondato, e porta attualmente avanti, il Circolo Tennis “La Selva”.

L’intervista

Quando è nata l’idea di costituire questo circolo tennis e come sono stati i primi anni di attività?
Dunque, il circolo tennis nasce nel 2007, quindi si può parlare di una realtà giovane sul territorio. Ho deciso di far nascere questa nuova attività soprattutto seguendo gli stimoli della mia grande passione che, nel corso degli anni, mi ha portato a giocare e allenarmi fuori. Dopo un’esperienza romana ho avuto modo di lavorare al circolo tennis di San Salvo Marina ma, per una serie di vicissitudini, ho deciso di aprire questa nuova attività imprenditoriale da solo e privatamente.
L’inizio è stato, come ogni nuova proposta, difficoltoso, non nego che abbiamo preso avvio con una sola ragazza, Beatrice Caruso, che si è allenata con noi sino a pochi anni fa per poi proseguire il suo sogno affermandosi anche sul panorama nazionale. Inoltre di contorno all’esperienza tennistica abbiamo comunque portato avanti il discorso riguardante il calcetto con l’affitto dei campi che mettiamo a disposizione a livello amatoriale.

Ci hai detto che tutto è cominciato con una sola ragazza, ora numericamente quanti utenti conta il circolo? Inoltre ci sono stati riconoscimenti per gli atleti che si allenano qui?
Devo dire che, forse per la crisi o per altre motivazioni, il numero dei nostri iscritti non è stato mai costante nel corso degli anni. La cifra massima che siamo riusciti a raggiungere con la scuola di tennis è stato di circa ottanta ragazzi ma, soprattutto negli ultimi anni, sembra esserci stato una sorta di turnover che ha portato tantissimi dei 'più grandi' ad andare via, vuoi lo studio o per nuove prospettive in altre città.
Un esempio di questa situazione te la accennavo poco fa a proposito di Beatrice che si è allenata con noi sino a quando non ha avuto la possibilità di spostarsi per poter avere maggiori risultati. Inoltre, ti posso dire che lo scorso anno ci siamo classificati tra le prime squadre del torneo di Serie D2. Io stesso ho ripreso a giocare da quest’anno e ho vinto tre tornei regionali svoltisi tra San Salvo e Vasto.

Fino ad ora abbiamo parlato di quello che è, in un certo senso, il fine degli allenamenti, tuttavia vorrei chiederti: se qualcuno volesse avvicinarsi e magari provare a praticare questo sport come può fare?
La risposta a questa domanda è semplicissima. Basta venire qui e ci mettiamo d’accordo per cominciare a prendere dimestichezza con racchetta e palline. Non c’è bisogno di nessuna affiliazione particolare o tessera di appartenenza ad alcun gruppo. La realtà della Selva è sì privata ma sui generis e cioè: la struttura è appunto privata, ma di fatto la gestisco come se fosse totalmente pubblica. Non impongo alcun tipo di filtro dando a tutti coloro che ne volessero approfittare la possibilità di provare ed eventualmente appassionarsi a quello che insegno.

A questo punto vorrei chiederti qualcosa sul tennista come animale da campo: ci sono delle caratteristiche basilari che un atleta deve possedere?
Guarda la cosa davvero fondamentale per praticare e riuscire in questo sport è la passione. Non ci sono altre caratteristiche che tengano il confronto. Per farti degli esempi ci sono stati ragazzi che ci hanno messo la forza, il fisico, la testa ma se non c’è la passione si abbandona, a volte troppo presto, il campo di gioco. È anche logico che non solo questi motivi entrano a far parte delle motivazioni che possono spingere un ragazzo ad appendere la racchetta al chiodo.
A mio avviso quello che veramente ferma anche il più talentuoso dei tennisti è il sacrificio. Con questo torniamo al discorso della passione: se questa manca non ci sarà la motivazione per affrontare le sfide che ogni volta si incontrano sul campo; secondo me non ha neppure senso abbandonare la scuola per lo sport, si possono fare entrambe le cose se si vuole. Tuttavia si affianca a questo discorso anche una situazione di tipo economico visto che per poter fare quel salto di qualità che porterebbe un tennista ad altissimi livelli, bisogna comunque mettere sotto pressione il proprio portafogli e non sempre è possibile.

A proposito di caratteristiche del tennista, tempo fa spopolava su internet un video che vedeva come protagonista Novak Djokovic. Non ricordo l’occasione, ma il campione serbo durante un pausa del match ha 'accolto' sulla sua panchina il ragazzo che reggeva l’ombrello per riparare l’atleta dalla pioggia. Ecco a tal proposito vorrei chiederti quant’è importante, secondo te, l’umiltà in questo sport.
Hai toccato un altro punto fondamentale del tennis. Secondo me l’umiltà crea il campione allo stesso modo della passione. Senza umiltà non esisterebbe Federer, così come non esisterebbero la Sharapova o Nadal e lo stesso Djokovic. Non a caso tutti questi nomi sono in testa al ranking mondiale. Sono paragonabili ad un maratoneta che si allena costantemente senza lasciarsi andare a stravizi o serate in discoteca.
Purtroppo in Italia la cultura dello sport va molto dietro al modello del calciatore che fa la bella vita. Basta considerare che i più grandi tennisti non si trovano mai sulle pagine di gossip o su quelle di cronaca, anche perché la frequenza con cui ci sono i tornei è tale da non lasciare spazio ad altro. Chiudo dicendoti che basti pensare, per comprendere quello che intendo, a Federer che, oltre ad essere un campione, ha una moglie e quattro figli.

Abbiamo quindi compreso che il tennis è uno sport individuale sotto ogni suo aspetto quindi concedimi una domanda tecnica: nel doppio come cambia la visione di gioco e la tecnica adottata dall’atleta?
Aggiungerei che per fortuna è individuale. Comunque io personalmente considero il singolo e il doppio due sport differenti, proprio perché ci si pone in modo del tutto differente sia nei riguardi dell’avversario che nei confronti del proprio compagno. Nel singolo non c’è strategia, bisogna giocarsela fino all’ultimo, nel doppio invece si può condurre anche un sottile gioco psicologico per cercare di scoprire come meglio attaccare gli avversari. Addirittura considera che esistono due graduatorie distinte, a livello mondiale, e gli atleti che sono tra i primi posti del doppio non appaiono nemmeno in quella del singolo.

Quindi rimanendo sulla questione del tennis singolo: conta di più la racchetta o chi la impugna?
Dunque, lo sviluppo delle racchette ha raggiunto un livello impressionante. Oggigiorno una racchetta di buon livello permette anche ad un giocatore 'normale' di battere un servizio a duecento all’ora. Tieni presente però che, come ti dicevo prima, quello che conta realmente sono l’atleta e la sua passione. Queste due caratteristiche portano poi il tennista a sapere come impostare il colpo e come muoversi sul campo di gioco.

Siamo quasi in dirittura di arrivo, quindi ti faccio le ultime domande rapide così ti lascio ad tuoi allievi: mi dici una tua partita che ricordi con piacere?
Vediamo. Non credo ci sia un match che, più di tutti mi piace ricordare. Sarà che mi sono piaciuti tutti e quindi la scelta sarebbe troppo complicata, però sicuramente il periodo in cui mi allenavo e giocavo a Roma  è quello che più di tutti ho amato e che mi ha permesso di crescere sotto tutti i punti di vista.

Un match che invece ti ha fatto capire che il tennis era il tuo sport?
Purtroppo anche in questo caso devo deluderti dicendoti che non ho una partita in particolare che mi ha trasmesso queste sensazioni. È chiaro che vedere il mio idolo, Roger Federer, mi stimola a riprendere la racchetta in mano ogni volta che ne ho l’occasione. Non a caso, come accennavo, quest’anno ho ripreso a giocare a livello agonistico.

Chiudiamo con il tuo colpo preferito…
Senza dubbio alcuno il rovescio!

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