Con il titolo ''Don Gaetano de Vito (professore, pittore e pubblico
amministratore)'', Raffaele Artese, già autore di numerose opere, soprattutto
di narrativa, ha di recente dato alle stampe un'interessante biografia su
una delle personalità più originali della famiglia de Vito a San Salvo.
Nella premessa l'autore evidenzia l'utilità di tracciare una sorta di
galleria dei 'personaggi salvanesi' più rilevanti; ma poi comprende e
ammette le difficoltà dell'operazione, considerando che San Salvo ha sì
avuto nel passato uomini degni di rilievo ma che non sempre sono riusciti a
distinguersi o a farsi conoscere in un ambito più ampio. Alternativa
interessante potrebbe essere allora una galleria delle 'famiglie storiche'
di San Salvo, che tra Settecento e primo Novecento hanno lasciato un segno
nella vita economica, politica e culturale locale. E, certamente, la
famiglia de Vito sarebbe tra queste.
Nella prima metà dell'Ottocento, un consistente flusso immigratorio
interessò San Salvo, che nel periodo passò da circa 1050 a 1500 abitanti
residenti. La forte crescita orizzontale dell'agricoltura, prodotta dalla
distruzione dei boschi e dalla messa a coltura dei demani (conseguenza della
crisi della pastorizia transumante), unitamente al graduale miglioramento
delle condizioni igieniche e sanitarie stava producendo un sensibile aumento
demografico nel comprensorio; accentuato dall¹immigrazione proveniente
dall¹area montana e di mezza montagna. Giovani singoli o intere famiglie,
appartenenti ai più diversi ceti, giunsero a San Salvo per lavorarvi la
terra fertile o per intraprendervi attività artigianali e commerciali. Tra
gli altri arrivarono in quegli anni gli Arrizza, i Granata e i Pellegrini
(da Fossaceca di Lanciano), i Checchia (da Montazzoli), i Colamarino e i di
Piero (da Furci), i di Loreto (da Carunchio), i Cirese (da Fossaceca di
Campobasso), gli Spinelli (da Archi), i di Tullio (da Casoli), i de Vito (da
San Buono).
Gaetano de Vito, uno dei sette figli di Sisinio de Vito, sposando Carmina
Napolitano, avrebbe dato origine al ramo dei de Vito a San Salvo. Dal figlio
Felice, e dalla sposa Rosa Ciancaglini di Furci, nacque Giuseppe; questi
prese in moglie Filomena Ciavatta e costruì o ricostruì l¹attuale residenza
di famiglia. Da tale unione sarebbe nato, nel 1884, Gaetano de Vito.
Il giovane Gaetano studiò a Taormina e, oltre il diploma, presso l'Accademia
delle Belle Arti di Napoli. Come docenti a Napoli ebbe pure i discepoli
della famosa scuola realista, dove erano cresciuti alcuni pittori vastesi,
tra cui il celebre Filippo Palizzi. Dopo un breve periodo d'insegnamento a
Chieti, Gaetano de Vito fu nell¹Esercito durante la I guerra mondiale, a San
Salvo fino ai primi anni O30 (dove rimase a gestire l¹azienda agricola di
famiglia, sposando nel 1921 donna Beatrice Giannico di Atessa), poi a Vasto
(dove conobbe, tra gli altri il pittore Luigi Martella e il poeta Romualdo
Pantini). Nel 1943, l'11 novembre, a seguito della liberazione di San Salvo
da parte degli Alleati, 'don Gaetano' fu nominato commissario prefettizio
del Comune di San Salvo, anche per i suoi precedenti antifascisti; carica
che tenne con encomio fin oltre il termine della II guerra mondiale, e cioè
al 13 novembre 1945.
Evidenti sono stati dunque i meriti pubblici di don Gaetano, che da buon
liberale aveva proseguito l¹impegno politico della famiglia, iniziato giÃ
dagli anni dell¹Unità d¹Italia. Il bisnonno Gaetano e il padre Giuseppe, si
erano infatti schierati dalla parte dei patrioti nel 1859-60, insieme ad
esponenti delle famiglie Ciavatta, Artese, Cirese e Cilli; e poi erano
divenuti grandi elettori di Silvio Ciccarone di Vasto, amico di Silvio
Spaventa e uomo della destra storica liberale. La casa dei de Vito sarebbe
stata spesso luogo di riunione, specie alla vigilia di importanti elezioni
politiche; una tradizione destinata a durare per tutto il Novecento e che
avrebbe visto il figlio di don Gaetano, il dottor Giuseppe, assurgere fino
alla carica di Sindaco di San Salvo nel 1975-76.