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San Salvo: una storia, una tradizione, un'identità

Le trasformazioni più significative dagli anni '50 agli anni '80

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San Salvo ha un’identità? Una storia? Oppure si tratta solo di una storia minore? Sono questi i quesiti che spesso si sono posti, che ancora oggi restano vivi nel senso comune andando ad alimentare quelle voci calunniose e infondate. La realtà è sempre ben diversa , e oggi più che mai bisogna sfatare e accantonare tutte queste dicerie, perché San Salvo non è solo come riportano le maggiori enciclopedie nelle loro definizioni più tipiche: “ Grosso paese dominante la piana del fiume Trigno, originato da un convento di Cistercensi, distrutto nel 1566 dai Turchi e poi ripopolato da pastori e coloni.” E’ una definizione pressoché limitata, che oscura l’intera storia del paese, i suoi periodi di grande prosperità, tradendo in questo modo la sua lunga tradizione, i suoi costumi, le sue idee. Il 1962-1963 rappresenta per San Salvo l’inizio di cambiamenti radicali nella mentalità e nella cultura della gente. E’ la svolta con il passaggio da un modello di società rurale ad un modello di tipo industriale e post-industriale. L’industrializzazione ha generato una ristrutturazione delle classi sociali. Fino ad allora, la grande maggioranza della popolazione san salvese era costituita da mezzadri, braccianti, piccoli proprietari contadini, artigiani, pochi i professionisti e gli impiegati degli enti pubblici; data la non esistenza di una borghesia. Con gli anni ’70 si assiste ad una crescita di un nucleo di classe operaia e impiegatizia, grazie all’ascesa di una classe piccolo-medio borghese. Fattore importante sul piano socio-culturale è il fenomeno dell’immigrazione. Questo ha generato un aumento demografico, poiché il paese è passato dai 4.503 abitanti del 1961 ai 16.144 del 1994, con la conseguenza di una vera e propria spaccatura all’interno della popolazione, tra i nativi del posto, affezionati e gelosi della loro “ Sand Salv” , e gli immigrati provenienti dai Balcani e dal sud-est dell’Europa. La popolazione iniziò dunque ad affacciarsi ad un mondo nuovo, quello multietnico, adattandosi con il tempo ad una quiete convivenza. Nei due decenni, 1976-1996 si registrano le maggiori trasformazioni relative ai modi di pensare. L’evoluzione tecnologica e la grande forza dei mass-media hanno stravolto la vita di una piccola comunità come la nostra. I mass-media, in particolar modo la televisione, hanno determinato una crisi della cultura tradizionale, senza risparmiare la crisi del dialetto, idioma della società contadina. Prima della televisione, il processo di italianizzazione e di lotta contro l’analfabetismo , era stato iniziato dall’istituzione per eccellenza, la scuola. Ricordiamo che ancora negli anni ’50 i bambini di San Salvo venivano svezzati con il dialetto e imparavano l’italiano come seconda lingua nella scuola elementare. Dagli anni ’60-’70 con l’intrusione dei mass-media in casa, iniziò la grande diffusione della lingua nazionale, l’italiano. Il dialetto venne classificato come lingua minore, imperfetta e rozza, svuotando cosi la lingua di tutto il suo patrimonio culturale. Numerosi studi linguistici affermano che il dialetto è una lingua a tutti i livelli, fonetico, morfologico e sintattico, l’unica differenza può presentarsi solo a livello socio-culturale. Quello che è successo negli anni ’70 al dialetto salvanese, oggi ricade suoi giovani, che non conoscono il dialetto della nostra comunità, come se mancasse loro un pezzo della storia di San Salvo. Il dialetto è segno di fratellanza, di gruppo, di comunità, di integrazione e di riconoscimento. Ecco cosa manca ai giovani di San Salvo. Il salvanese, pur appartenendo alla schiera dei dialetti centro-meridionali, viene classificato come dialetto tipicamente frentano, del cuore della Frentonia ( cioè dell’area Lanciano- Vasto- Trivento). E’ un dialetto che si caratterizza per una fonetica ed un tono del tutto particolari, con una vera cantilena e un’intonazione monotona. Soprattutto una monottongazione di “ e” in “a” del tipo “ SARE” ( sera), “ NAVE” ( neve), “ PAJASE” ( paese) ecc. Negli ultimi tre decenni si è avuto a San Salvo una ricca produzione di poesia dialettale, nomi come Raffaele Artese, Leone Balduzzi, Michele Molino, che rappresentano l’autenticità dialettale. Ricordiamo in ultimo che San Salvo ospitò personaggi politici di alto livello. Fra tutti ricordiamo Aldo Moro, venuto a San Salvo nel 1963, in occasione dell’inaugurazione dello stabilimento SIV. Tra gli imprenditori, ricordiamo Umberto Agnelli del gruppo FIAT, venuto a San Salvo nel 1972 in occasione dell’inaugurazione dello stabilimento Magneti Marelli. L’evento più importante è stato nel 1983 la visita a San Salvo di Papa Giovanni Paolo ll alla popolazione operaia di San Salvo. Negli anni ’80 San Salvo fece parlare di se anche per quanto riguarda lo sport, con la promozione della squadra di calcio di San Salvo in serie D. Guai a chi dice ancora che San Salvo non ha una storia. San Salvo ha una storia, una tradizione e un’identità!
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