Disoccupazione, parla il dirigente del Centro per l'impiego di Vasto

Valentina Chioli
09/05/2012
Attualità
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Crisi e disoccupazione sono temi ormai all’ordine del giorno, quotidianamente i mezzi di comunicazione ci ricordano quanto siamo sfortunati, quanto i nostri governanti siano incapaci e ladri, quanti imprenditori si sono suicidati dall’inizio dell’anno; ma di posssibili soluzioni ne parla mai nessuno?
Sicuramente la situazione non è delle più rosee, lo conferma anche il dirigente del centro per l’impiego di Vasto, Giovanni Trovato, che ha delineato un’immagine chiara della situazione economica del nostro territorio.
Le sue dichiarazioni non hanno tuttavia evidenziato solo i numerosi problemi che affligono la nostra zona ma anche le diverse soluzioni che il centro per l’impiego mette a disposizione di chi è in cerca di un nuovo lavoro.
L’invito principale che il signor Trovato ha rivolto ai disoccupati, siano essi ventenni o sensantenni, è quello di non cedere sotto il peso della precarietà ma trovare la forza di concentrarsi sulle proprie capacità e concretizzare i propri obiettivi. In questa ricerca il ruolo di supporto ed orientamento offerto dal centro per l’impiego non deve essere sottovalutato: “è necessario farsi aiutare” ha dichiarato il dirigente.
L’analisi è iniziata con il resoconto sul tasso di disoccupazione riguardante il territorio di competenza dell’ASL cioè i 30 comuni che si estendono dal fiume Trigno a Casalbordino, nei quali, secondo le stime ISTAT, risiede una popolazione di circa 100.000 abitanti di cui 78.000 in età di lavoro.
Le indagini statistiche ci riferiscono che il 10% di queste persone, cioè all’incirca 7-8 mila, è disoccupato. Fin qui si parla ancora di numeri che, benchè interessanti, non ci dicono molto di più rispetto a quello che sentiamo ogni giorno, anche aggiungendo che i disoccupati sono in prevalenza giovani (neodiplomati e neolaureati), donne, ultracinquantenni e lavoratori appartenenti alle categorie protette.
Questi dati ricalcano infatti, afferma il signor Trovato, la situazione nazionale: le fasce svantaggiate sono quelle a  risentire maggiormente della crisi.
Il livello di coinvolgimento è diventato però più alto quando la conversazione si è spostata sui comuni del sinello: tra i paesi dell’area analizzata sono infatti quelli ad aver risentito maggiormente della crisi.
Questa particolare situazione è legata al fatto che in queste zone l’economia si basa quasi esclusivamente sull’industria per la mancanza di un tessuto commerciale; si pensi quindi all’enorme danno provocato dalla chiusura delle fabbriche a causa della crisi del settore tessile e manifatturiero.
Dove finiranno tutti questi lavoratori se non c’è altra possibilità d’impiego?
La zona del vastese potrebbe ritenersi, quindi, paradossalmente fortunata perché, oltre al settore industriale, possiede un tessuto commerciale abbastanza sviluppato anche grazie alla presenza del turismo.
Le fabbriche inoltre, dichiara il signor Trovato, si sono adeguate per tempo al tracollo finanziario, già ipotizzato da molti anni, effettuando tagli al personale che hanno permesso almeno di non chiudere le aziende.
Questo “ridimensionamento del personale” ha creato però molte situazioni di “lavoro sospeso” che da una parte lasciano ai lavoratori la speranza di una riassunzione ma dall’altra non danno loro la possibilità di fare progetti né a medio né tanto meno a lungo termine.
Inoltre anche se il turismo è da considerarsi ancora una risorsa dei comuni del vastese, a causa della crisi globale quest’importante settore economico si è notevolmente ridimensionato coinvolgendo tutte le attività ad esso connesse.
La domanda successiva ha di conseguenza interessato il ruolo che lo Stato ha in queste situazione così precaria.
Il signor Trovato ha evidenziato che l’intervento del Governo tarda a manifestarsi ed anche i cosiddetti “ammortizzatori sociali”, erogati dall’INPS, rappresentano un sistema di supporto alla disoccupazione non risolutivo ma temporaneo; per questo motivo si è imposto un limite al lavoratore che volesse ottenerli, cioè la dimostrazione di un impegno attivo per reinserirsi nel modo del lavoro; in questo modo quando il sostegno dello Stato verrà meno il disoccupato dovrebbe aver risolto la sua situazione.
Anche in questo caso il condizionale è d’obbligo perché altro tema scottante è il gran numero di contratti, principalmente temporanei, che un’azienda può somministrare e che sicuramente non danno al lavoratore la certezza di avere raggiunto la stabilità.
Contratto a progetto, contratto di apprendistato, contratto di lavoro intermittente, per quanto tempo ci si può sentire “al sicuro”, per quanto tempo potremo garantire un futuro ai nostri figli?
Il signor Trovato rileva che la situazione più critica riguarda i lavoratori con contratto a tempo determinato e quelli interinali. Questi ultimi, in particolare, non dipendono direttamente dall’azienda presso la quale prestano servizio ma sono innanzitutto legati alle agenzie di somministrazione (Adecco, Manpower,Gevi, ecc.), così non si ha più uno ma due contratti con conseguente aumento del costo del lavoro.
Il centro per l’impiego può essere in questra situazione un punto di riferimento molto importante poiché ha incentrato il suo lavoro di supporto su politiche attive del lavoro.
Questo comporta non solo il semplice collegamento tra chi cerca e chi offre impiego ma anche un servizio di inserimento e reinserimento attivo attraverso corsi di orientamento e formazione svolti da professionisti.
Il dirigente sottolinea poi l’esistenza di numerosi incentivi per chi intendesse dare vita ad una nuova attività imprenditoriale, soprattutto se ha alla base un’idea innovativa.
La necessità è soprattutto quella di far comprendere il cambiamento che ha coinvolto il mondo del lavoro: con questo non vogliamo dire che il posto fisso sia “monotono”, come lo ha definito chi ha uno stipendio a sei zeri, ma semplicemente non può rappresentare l’unico obiettivo, il fine ultimo di un lavoratore.
L’idea di fondo è quella di non adagiarsi ma reinventarsi, non soccombere alle difficoltà ma puntare sulle proprie capacità e guardare avanti.
Un cammino lungo e non privo di difficoltà ma con la ferma consapevolezza che i nostri sogni, supportati da azioni concrete, siano la forza più grande e l’unica che nessuno potrà mai toglierci.

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