Quando ero bambino, sentivo spesso dire: «sembràve nu paladéne; ére àdde gnè nu paladène» (sembra un paladino, è alto e forte come un paladino).
Solo pochi anni fa mi sono reso conto, che quelle frasi non erano metafore insignificanti.
I contadini sansalvesi, durante le arature dei campi antistanti la strada San Rocco e quella per Montenero di Bisaccia, il piano Sant’ Angelo e piano Colli, vedendo, ogni volta, riaffiorare cumuli di ossa umane di lunghezza e grandezza superiore alla media, indicavano con un termine dialettale sansalvese: li paladénë.
Come mai, i Salvanesi, chiamavano quei giganti caduti nelle nostre terre, li paladénë?
Una ragione ci deve pur essere.
A chi appartenevamo quei resti di uomini di statura impressionante rinvenuti nei nostri campi?
I Paladini erano cavalieri scelti da Carlo Magno tra i più valorosi baroni del suo regno e costituivano le guardie del corpo del grande imperatore franco. Erano in tutto 12: il più famoso era Orlando.
Sicuramente quei resti non potevano essere resti dei Paladini di Francia. Può darsi che i nostri antenati avevano cognizione dell’epopea dei Paladini di Carlo Magno.
Una considerazione è d’obbligo farla.
Lo storico Giovanni Artese nel suo libro La storia di San Salvo ipotizza che le zone succitate fossero state teatro di battaglie di eserciti barbarici e bizantini.
Per lo scrittore Raffaele Artese «si potrebbe pensare ad uno scontro fra Longobardi e Franchi».
Certo il mistero resta ancora.
A squarciare le nubi dell’incertezza, potrebbe essere soltanto l’archeologo.