Omicidio di Albina Paganelli, il problema della sicurezza legato a doppio filo a quello della droga

Il Messaggero (Antonino Dolce)
20/08/2012
Attualità
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Una comunità che riscopre improvvisamente la piaga della tossicodipendenza, a lungo sottaciuta e lasciata gravare unicamente sulle famiglie coinvolte perché «i panni sporchi si lavano in casa». L’omicidio di Albina Paganelli, noto ormai alle cronache come il «delitto della vigilia di Ferragosto», ha tragicamente ricollocato il dibattito sulla droga ai primi posti dell’agenda pubblica. San Salvo, circa ventimila abitanti, nel tempo non ha conosciuto molti episodi simili, sebbene l’ultimo risalga solo a cinque anni fa quando Cosimo Cava morì durante una rissa in un casolare. Albina Paganelli era molto conosciuta e, come è emerso dalle indagini, non esitava a fornire piccoli prestiti di denaro in buona fede. Anche la sua generosità era nota e sfruttata da chi tradiva le buone intenzioni della pensionata. Oggi, la convinzione che circola sottovoce è che il «giro» orbitante intorno alla casa dell’anziana sia ampio: «È una bruttissima storia che coinvolge più persone, anche se non implicate direttamente con l’omicidio, che approfittavano dell’altruismo e della semplicità di Albina». Il grave fatto di sangue corona un anno costellato da decine di furti. Abitazioni, edicole e bar, con cadenza settimanale, sono stati presi di mira da ladri spesso in azione per qualche centinaio d’euro. Laconicamente, soprattutto i più anziani, non riconoscono il piccolo paese agricolo che negli ultimi decenni ha cambiato volto con le grandi fabbriche di Piana Sant’Angelo. «Che fine ha fatto il nostro paese tranquillo? Qui un tempo lasciavamo la chiave alla porta perché ci conoscevamo tutti. Oggi non bastano allarmi e grate di ferro», ricorda un attempato signore per le vie del centro. In molti pensano che il tema della sicurezza sia legato a doppio filo a quello della tossicodipendenza. «Non dobbiamo e non possiamo voltarci dall’altra parte» è stato il monito di don Domenico Campitelli durante il funerale della Paganelli. I recenti dati diffusi dal Ser.T. sono chiari: 126 sansalvesi in cura, ma una stima di 500 non censiti. Dati che, però, non sorprendono: «Tutti sanno dove, in pieno centro, si può acquistare qualsiasi tipo di droga. Nessuno però ne parla, perché rovinerebbe l’immagine candida del salotto buono della città». La notizia della morte violenta di Albina Paganelli, in un primo momento, ha generato un clima da «caccia allo straniero»: scontata per molti la colpevolezza di «qualche rumeno o extracomunitario dell’est Europa». Le indagini stanno tracciando un altro scenario. Ad oggi, Vito Pagano resta il maggior indiziato. Un ragazzo del posto di cui si stenta ad accettare le pesanti responsabilità: «Lo conosco da una vita, non ci posso credere che sia stato lui. Sapevamo che aveva qualche problema, ma non è possibile che sia arrivato a tanto». Un’incredulità generale che apre inquietanti scenari sulla reale portata del problema droga a San Salvo, preso sotto gamba fino a sei giorni fa.

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