IL PREMIO MAMBETY A MICHELE PLACIDO

Altrocinema
12/07/2006
Attualità
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Sabato prossimo ci sarà anche Michele Placido alla cerimonia di premiazione de L'Altrocinema Film Festival n° 10. Al regista/attore di Ascoli Satriano gli verrà conferito il premio Dijbril Diop Mambety, all' autore che si è distinto, nell'arco della sua carriera, per aver realizzato opere ad alto contenuto sociale. Interprete tra i più carismatici degli ultimi anni. Può vantare una lunga carriera cinematografica e teatrale, oltre ad una positiva esperienza da autore e regista. Michele Placido è amato dal pubblico e universalmente conosciuto per aver interpretato dal 1984 al 1989 il personaggio del commissario Cattani in La Piovra, la più popolare fiction poliziesca italiana. Formatosi all'Accademia d'Arte Drammatica, debutta in televisione nel 1973 come protagonista di Il picciotto e alterna gli impegni teatrali con il cinema e il piccolo schermo. Ha debuttato nella regia nel 1989 con Pummarò e successivamente ha diretto Le amiche del cuore (1992), di cui ha firmato anche la sceneggiatura, Un eroe borghese (1995), Del perduto amore, presentato nel 1998 al Festival di Venezia, Un viaggio chiamato amore (2002), Ovunque sei (2004) e Romanzo Criminale (2005). Da questi lavori emerge un suo spiccato interesse per le problematiche sociali, affrontate con sensibilità e coraggio. Continuano le proiezioni del festival con due film in concorso nel pomeriggio. Apre alle 16 Giacomo Campiotti con il suo Mai più come prima, una toccante storia di crescita, infarcita anche con un pizzico di ironia, la quale, non lontana da titoli come il verdoniano Compagni di scuola (1988) ed il più comico, ma sottovalutato American pie 2, passa obbligatoriamente attraverso il dramma, esperienza fondamentale finalizzata a rafforzare quel grande ed insuperabile valore chiamato amicizia, il quale, negli anni successivi a quelli vissuti sui banchi di scuola, come suggerisce il titolo, non sarà ''mai più come prima''. Alle 18 Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu saranno i protagonisti di ...E se domani di Giovanni La Parola. Se il cinema italiano si è già molte volte occupato della generazione dei trenta-quarantenni (da La verità, vi prego sull'amore al più patinato L'ultimo bacio) e delle loro problematiche sentimentali-esistenziali, questa pellicola sembra proprio prendere le distanze dal panorama di un certo cinema italiano di oggi, spesso statico e convenzionale, facendo come suoi punti di forza un ritmo incalzante, un montaggio serrato, una regia che non ha paura di mostrarsi ma che anzi avvicina la macchina da presa ai suoi personaggi seguendone i più piccoli moti d'animo. In serata grandi film d'autore a partire da La terra (ore 21.30) di Sergio Rubini. Una battuta del film recita: ''Prima o poi, più o meno, per tutti arriva il momento in cui la famiglia ci reclama''. E Sergio Rubini, attore e regista profondamente legato alla sua terra d'origine - la Puglia - , è il più idoneo e perfetto cantastorie di personaggi e situazioni che nel proprio alveo familiare trovano la loro ragion d'essere e massima espressione. Anche ne ''La Terra'' si fa verace, sincero e spontaneo narratore di una ''tribù'' familiare che solo nel loro ''malato'' e naturale rapportarsi è capace di trovare nuovi impulsi e situazioni di vita. La terza giornata di proiezioni si chiude (alle 23) con Romanzo criminale di Michele Placido, un film che descrive, passando per un'umanità rischiosa, la banda della Magliana (che sparse terrore tra la seconda metà degli anni '70 e la prima degli '80), che costituisce ancor oggi un'anomalia nel panorama della criminalità organizzata del centro-nord Italia. Il Libanese, il Freddo, il Dandi. Questi i tre protagonisti attorno ai quali si costruisce, fisicamente e scenicamente, il film. I tre episodi che li vedono per protagonisti in realtà non li concepiscono tanto come il fulcro dell'azione, ma come il motore. La scalata, la rabbia e l'amore, il disastro. Si potrebbe intitolarli così svincolandoli dai semplici nomi, perché è questo che incarnano. Nelle sue due ore e mezza di storia serrata e mai banale, Placido mette in mezzo di tutto: amore, odio, borgata e città, freddezza e impulso, ricchezza e povertà, cinismo e affezione.

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