È precipitata la situazione alla New Trade, fu Golden Lady di Gissi. I cancelli chiusi di lunedì scorso hanno avuto una triste conferma nell’incontro di ieri fra sindacati e azienda. 19 dipendenti su 32 sono nuovamente a casa, in mobilità, dopo neanche tre mesi di lavoro. I sorrisi, la ‘V’ di «Vittoria» e gli abbracci del 31 maggio sono ormai ricordi logorati da mesi di estenuanti tira e molla. I sindacati che portarono avanti le trattative – insieme ai rappresentanti regionali – e che firmarono l’accordo per la riconversione nel ministero dello Sviluppo economico a Roma oggi sono furiosi. Giuseppe Rucci (Filctem-Cgil) racconta l’esito negativo della seduta: «L’accordo per la riconversione oggi non esiste più. C’è ben poco da dire. La notizia è che 19 persone sono state licenziate. Lo ripeto nuovamente: la riconversione non è avvenuta, per quanto riguarda la New Trade, e ora tutti i soggetti firmatari ne devono prendere atto e pensare a immediate soluzioni».
La New Trade, azienda di Prato che opera nella commercializzazione degli indumenti usati provenienti dalla raccolta differenziata, siglando il documento di fine maggio si è impegnata a impiegare nuovamente 115 dei circa 370 lavoratori ex-Golden Lady entro luglio 2013.
L’attività è iniziata solo a metà ottobre, in netto ritardo rispetto all’altra azienda – la Silda Invest – insediatasi nei capannoni di Nerino Grassi e dopo solo qualche settimana si erano registrati 7 licenziamenti e diverse dimissioni volontarie per tornare in mobilità; altre 20 unità sarebbero dovute rientrare a febbraio, ma ciò non avverrà.
Ieri, in 19 hanno ricevuto l’infausta telefonata annunciatrice del licenziamento in arrivo e in diversi si sono radunati davanti allo stabilimento in attesa di notizie dai sindacalisti presenti all’incontro con i proprietari, i fratelli Franco e Nico Cozzolino. Comprensibile lo scoramento alla notizia del terzo stop – probabilmente quello definitivo – dopo i sigilli apposti dalla Forestale a novembre e la cessazione delle attività di fine dicembre. Lunedì scorso i dipendenti che si sono recati a lavoro dopo le ferie natalizie hanno trovato i cancelli chiusi e tali rimarranno per 19 di loro.
La brutta sorpresa post-ferie non sembra essere una novità per la New Trade. Alberto Santini, della Cgil di Prato, – contattato in occasione della protesta di fine novembre dei primi 7 operai licenziati – aveva confermato che anche i dipendenti della sede toscana al rientro dalle vacanze di agosto (quindi successivamente alla firma dell’accordo di riconversione) hanno trovato lo stabilimento chiuso. Anche in quel caso seguirono diversi licenziamenti le cui vertenze sono tuttora in corso.
Per gli ex-lavoratori della Golden Lady fuggita in Serbia si tratta dell’ennesima fermata di un calvario senza fine. Franco Zerra della Cisl commenta ribadendo la voglia di lavorare dei protagonisti della vicenda: «I dipendenti hanno tutta la volontà di lavorare, ma ciò non gli è permesso. Un inizio d’anno peggiore è difficilmente immaginabile. Quell’accordo per noi era la fine di un percorso drammatico. Invece siamo a punto e a capo. La palla della fidejussione rimbalza da un lato all’altro, ma a rimetterci sono i lavoratori».
Non sono solo le foto della felicità per la riconversione a sbiadire. Vivo nei ricordi c’è il manifesto del Pdl affisso nel Vastese dopo la firma del documento. Oggi anche Rucci a fatica nasconde il rammarico per dei meriti sventolati con eccessivo anticipo: «Chi realizzò quei cartelli venga oggi a dirci cosa fare».
Il nodo della vicenda è ancora nella nota fidejussione che la New Trade non ha versato per accedere ai finanziamenti regionali. La volontà della Regione nel concedere i finanziamenti è ferma, come, però, la necessità di rispettare l’iter burocratico. L’ha confermato a più riprese Nicola Argirò – presidente della IV Commissione Sviluppo – e lo ha sottolineato lunedì Paolo Gatti (assessore regionale al Lavoro): «Noi attendiamo serenamente il versamento della fidejussione. Senza non possiamo sbloccare i fondi, altrimenti andiamo in galera! Nessuno pensi di prendere il bottino e scappare».
Non dormirà sonni tranquilli neanche chi resterà a lavoro. Pare, infatti, che per i 13 dipendenti non vi siano certezze sul pagamento degli stipendi, arretrati e futuri.
Giovedì al ministero dello Sviluppo economico ci sarà un tavolo per lo sblocco dei fondi destinati alla formazione on the job alla Silda Invest, l’azienda calzaturiera e i sindacati cercheranno di riaprire il discorso ‘New Trade’.
Tante le domande che dovrebbero essere sullo stesso tavolo: può un’azienda che nella sede centrale occupa meno di 40 dipendenti firmare e rispettare un accordo che prevede l’assunzione di 115 unità? Perché lo stesso Ministero e la Wollo – la società che si è occupata di individuare possibili aziende interessate alla riconversione – continuano a riporre la fiducia su tale impresa? Il settore della New Trade – nella quale non c’è nessuna attività di produzione in quanto operante nella categoria ‘Commercio all’ingrosso di abbigliamento nuovo ed indumenti usati e stracci’ – è in grado di sviluppare un volume di affari in grado di sostenere 115 operai?
Giovedì a Roma forse sarà l’occasione per iniziare a riflettere su questo. E capire se per la gente della Val Sinello il lavoro resterà un miraggio.