Davide Mariotti svela un mondo diverso con le sue fotografie

Bilancio positivo per la mostra 'Forme e colori'

Camilla Corradini
11/01/2013
Attualità
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«Sono venute molte persone e non erano solo appassionati del settore, anche gente curiosa di vedere qualcosa di nuovo»: è soddisfatto Davide Mariotti di come è andata la sua mostra fotografica ‘Forme e colori’, aperta il 7 dicembre e conclusasi appena due giorni fa. L’esposizione, trentasei scatti tra paesaggi e macro, è stata allestita nella biblioteca del centro culturale Aldo Moro.

Il suo è un bilancio positivo, forse più di quello che si aspettava. «È stata la prima esperienza di questo tipo, avevo fatto solo un’altra mostra più piccola al lido Calimero due anni fa. Dovevo esporre lì anche quest’anno ma per il maltempo è saltato tutto. Questa volta c’erano più scatti in mostra. Sono venuti molti visitatori, la cosa che mi ha colpito è che non erano solo persone vicine al mondo della fotografia. Sarebbe bello se avessi dato qualche input a chi di solito vede le foto solo come un ricordo».

La passione per la fotografia è nata oltre dieci anni fa e Mariotti l'ha approfondita da autodidatta, documentandosi e sperimentando: «Appena ho comprato la macchina fotografica tutti i giorni, per quasi un anno, mi mettevo lì e provavo ottiche, inquadrature, modi di ripresa. Mi sono documentato tanto, ho letto libri e riviste. Poi mi sono lasciato ispirare dai grandi fotografi. Mi piacciono molto quelli del National Geographic come pure della rivista Oasis». Ma il suo preferito, e lo cita con un tono che lascia trasparire enorme ammirazione, è Ansel Adams, scomparso negli anni ottanta e famoso per i suoi paesaggi in bianco e nero.

Purtroppo ora il tempo per questa passione è minore: «Ho cambiato lavoro e quello nuovo mi assorbe molto. Però appena posso mi dedico alla fotografia, soprattutto d’estate con gli amici: facciamo delle escursioni e quello è il mio mondo». I suoi sono scatti di paesaggi e macrofotografie, dettagli che svelano una realtà diversa: «La macrofotografia è una componente della fotografia naturalistica, se ti dedichi a quest’ultima è normale che ti avvicini alla macro. Poi sono necessari gli strumenti giusti. La bellezza sta nel vedere un mondo nuovo, un microcosmo che sovente sfugge. Ti concentri su soggetti piccolissimi, che spesso si trasformano in foto astratte. Riesci a dare un’interpretazione a qualcosa di inusuale. Anche in questa mostra ci sono state persone che mi chiedevano di spiegare cosa fossero quei dettagli. Mi ha fatto piacere vedere che si appassionavano alle macro».
Ruolo particolare lo gioca la luce: «La fotografia è luce – spiega con dedizione -. Per fare una bella foto ci vuole una bella luce, quella migliore è al tramonto o all’alba. Si creano ombre che danno tridimensionalità al paesaggio».

La chiacchierata con Mariotti è stata l’occasione per riflettere, seppur velocemente, sulle possibilità di investire in iniziative culturali a San Salvo: «Purtroppo spesso non c’è grande risposta, non su larga scala». Certo, un problema è lo spazio: «Manca il posto adatto, un luogo ampio e centrale. A Vasto ad esempio c’è la sala Mattioli, al centro in una zona di passaggio che attira molto pubblico».

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