Cala il sipario sulla riconversione della ex-Golden Lady di Gissi

Destini diversi per le due aziende insediatesi nel sito

Antonino Dolce
12/01/2013
Attualità
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Con unità avevano annunciato gli accordi di fine maggio per la riconversione della Golden Lady. Con la stessa unità oggi annunciano la fine della stessa breve esperienza. Le condizioni, gli impegni, che dovevano assicurare il ritorno a lavoro di oltre 360 persone non ci sono più.

Tutto è naufragato con l’inizio di un 2013 disastroso fin dalle prime battute. La New Trade, impelagata in un calvario senza fine già qualche settimana dopo l’apertura di metà ottobre, ha licenziato 19 dipendenti su 32. Restano solo 13 operai e una segretaria a fronte delle 115 unità che la società si impegnava ad assumere con il documento firmato nel ministero dello Sviluppo economico. Nerino Grassi (patron della Golden Lady) concedeva lo stabilimento gratis per sette anni.
L’azienda di Prato, che smista e commercia indumenti usati provenienti dalla raccolta differenziata, lamenta da diverso tempo la difficoltà di accedere ai finanziamenti regionali. La Regione racconta tutta un’altra storia per bocca dell’assessore al Lavoro, Paolo Gatti, e del presidente della IV Commissione, Nicola Argirò. La proprietà non ha versato ancora la fidejussione per sbloccare i fondi. «Le regole ci sono e vanno rispettate tutte» è il sunto della posizione della Regione.
Il 22 gennaio nella sede di Confindustria di Chieti, sindacati, Wollo (la società incaricata di trovare acquirenti interessati al sito), rappresentanti di New Trade e Golden Lady e istituzionali torneranno a parlare sul da farsi.


La parte più consistente di lavoratori e capannoni è stata occupata dalla marchigiana Silda Invest, che produce calzature femminili di fascia medio-alta. Questa ha iniziato nel migliore dei modi avendo a disposizione anche 10mila euro per dipendente messi a disposizione dalla Golden Lady. La mazzata imprevista è arrivata con la legge di stabilità di dicembre. Il periodo di ‘formazione on the job’ non sarà più finanziato dal ministero. Giovedì scorso la conferma.
Su questo fronte, però, non è tutto nero. La proprietà è intenzionata a restare e impiegherà da lunedì prossimo 87 dei 216 lavoratori che aveva assorbito a settembre. I restanti 129 entreranno in cassa integrazione straordinaria. Considerato lo stop ai finanziamenti ministeriali, la società si accollerà le spese per una nuova linea produttiva e per i materiali per completare la formazione di coloro rimasti fuori. L’impegno raggiunto con i sindacati è il richiamo a lavoro di tutti entro il 31 dicembre 2013 (a scaglioni bimestrali). A novembre saranno gli stessi sindacati a verificare.

Giuseppe Rucci della Filctem-Cgil è esplicito: «Quelli appena passati sono stati giorni terribili. La riconversione è finita giovedì al ministero. Le condizioni non ci sono più. Il progetto della Silda però va avanti con l’impegno economico della proprietà».
Anche Franco Zerra (Femca-Cisl) mostra fiducia riguardo le prospettive della Silda Invest: «È un progetto che fa vedere una piccola luce in fondo al tunnel. Vorrei però sottolineare il grande impegno dei lavoratori che si sono rimessi in gioco ripartendo da zero per imparare una nuova produzione. A fronte di tutto ciò c’è una burocrazia che allontana gli imprenditori. Perché qualcuno dovrebbe investire in Italia? Siamo fortemente amareggiati. Dopo tanti impegni e sacrifici arrivano simili docce fredde per i lavoratori che sono gli unici a rimetterci».


In ultimo non sono risparmiati – da sindacati e lavoratori – i rappresentanti politici che hanno avuto a che fare con la vicenda. Il Pdl accusato di propaganda col famoso manifesto sul successo della riconversione, il Pd reo di proclami di presunti impegni direttamente con il ministro Fornero.

Lunedì prossimo per i lavoratori orfani di Nerino Grassi fuggito in Serbia alla ricerca di un costo del lavoro vicino allo sfruttamento (250 € netti al mese, come documentato dal programma tv ‘Report’) sarà una nuova ripartenza. L’ennesima.

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