Un giornale chiude, la politica se ne frega

E più di qualcuno probabilmente brinda

Francesco Bottone
26/06/2013
Attualità
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POLITICI, sacerdoti e addirittura vescovi che si mobilitano per scongiurare la chiusura di un inceneritore di rifiuti pericolosi.

Le cronache di questi giorni raccontano la vicenda della Laterlite di Lentella, lungo la Trignina, nella terra di mezzo tra Abruzzo e Molise.

Altrove si scende in strada per farli chiudere gli inceneritori o per non farli costruire. Nel Vastese, invece, si riesce a mobilitare tutta la classe politica, da destra a sinistra, e addirittura un arcivescovo di Santa Romana Chiesa per ottenere il risultato opposto. Non esprimo giudizi di valore in merito, registro e riporto solo quanto accade. I fatti.

Quell'inceneritore in effetti offre lavoro, da decenni, a una settantina di operai e dipendenti, quindi va salvato a tutti i costi, pensano e dicono i politici, quegli stessi che hanno riempito le pagine dei giornali locali con comunicati e prese di posizione contro l'eolico offshore tra Vasto e Termoli, un po' di torri eoliche in mare aperto, così distanti che dalla costa non si vedrebbero nemmeno. I pali eolici in mare no, l'inceneritore di Lentella sì. Valli a capire. E in questi giorni si assiste a quelle che non sono altro che indebite pressioni politiche sul comitato Via della Regione, che per sua natura è tecnico e non certo politico, quello che valuta l'impatto ambientale dei progetti presentati.

Ma la vicenda, per certi versi incomprensibile, di Lentella, serve solo da spunto per sottolineare l'ennesimo caso di applicazione dei due pesi e due misure. Mobilitazione generale e trasversale per l'inceneritore di rifiuti pericolosi, da parte di tutta la politica e di tutti gli enti pubblici, di contro silenzio totale, assordante, rispetto ad un'altra piccola azienda che sta per chiudere stritolata dalla crisi.

Il quotidiano abruzzese e molisano I FATTI DEL NUOVO MOLISE da ieri non è più in edicola, ma solo on line, con la versione integrale in pdf, tra l'altro scaricabile gratis. Decine di giornalisti, quasi tutti precari, che non percepiscono un compenso, perché chiamarlo stipensio sarebbe davvero troppo, dallo scorso mese di novembre. Sette mesi passati in redazione, davanti ad un computer, a scrivere, titolare, impaginare, senza avere un soldo. E' questa la casta dei giornalisti di cui spesso si parla? Professionisti dell'informazione locale che pur di mantenere in edicola una testata, un giornale, una voce, un punto di vista, hanno accettato di lavorare sostanzialmente gratis da sette mesi. Bene, questa piccola azienda molisana e abruzzese sta chiudendo. Non solo non c'è stata nessuna mobilitazione della politica, né in Molise né in Abruzzo, ma nemmeno una frase di circostanza da parte dei politici o presunti tali, nemmeno un briciolo di solidarietà, quella di facciata e a buon prezzo, per dei lavoratori che invece di impastare argilla scovano e poi scrivono notizie, fanno pensare e animano il dibattito quotidiano, fanno denunce pubbliche, controllano e stimolano la politica, in una parola fanno informazione.

Da operatore dell'informazione che sta raccontando la vertenza della Laterlite, non posso non notare la diversità e la disparità di trattamento riservata dalla politica a quei lavoratori della Laterlite in difficoltà e a rischio e a quella sporca decina di giornalisti della testata diretta dall'amico, fratello e collega Pino Cavuoti. Non sono tutti lavoratori allo stesso modo? Non hanno entrambi, i primi e i secondi, pari dignità e pari diritti? La politica, che giustamente difende gli operai della Laterlite, non dovrebbe fare altrettanto rispetto ai giornalisti de I FATTI?

 

 

Foto tratte dalla rete, dal sito ARTICOLO ZERO - Coordinamento dei giornalisti freelance e dei collaboratori precarizzati

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