Dopo 58 anni di servizio, il barbiere più longevo di San Salvo ha chiuso la bottega

La storia di 'mastro' Vito Di Petta

Michele Molino
19/04/2014
Attualità
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Per tutti arriva il momento di lasciare il lavoro e andare in pensione. Vito Di Petta, sansalvese verace, barbiere dal lontano 1955, ha lasciato la forbice e il pettine per godere la giusta e meritata pensione. Era un piacere frequentare la “puteche” di “mastro” Vito. I clienti, oltre a chiedere il taglio dei capelli e barba, s’intrattenevano più del dovuto nel suo locale per discorrere, per leggere la stampa quotidiana o un buon libro. Ogni giorno “mastro” Vito metteva a disposizione della sua clientela, non meno di tre quotidiani. Era amante della cultura e arte sansalvese. Quando il lavoro scarseggiava, si divertiva a suonare la fisarmonica.

Vito Di Petta a undici anni lascia da parte i divertimenti, che l’età meritava, per affrontare direttamente la vita con i suoi problemi e le sue esigenze. Inizia a lavorare da apprendista muratore (mannébbile) con Andrea Del Villano. Dopo sette mesi, depone il mazzuolo e lo scalpello e va ad apprendere la non facile arte del barbiere presso “mastro” Angelo Trisi, lu rumàne (il romano).

Nel 1958 muore prematuramente il padre. Vito si accorge che deve darsi da fare per aiutare la famiglia. È avvertito da un suo amico che c’è un posto da lavurande (aiutante) a Vasto, presso la rinomata barberia del maestro Liberatore De Filippis lu prusitane “Mastro” Liberatore nota subito che quel giovane apprendista ha, nel suo comportamento e nel suo stile di lavoro, qualcosa di diverso dagli altri ragazzi. I primi apprezzamenti provengono da Floriano Cannarsa, un personaggio vastese di notevole carisma. «Liberatà, ssu bbardasce è adàtte pi ffà lu vuarivìre», (Liberatore, questo ragazzino è adatto a fare il barbiere).

Vito, in poco tempo, acquisisce l’esperienza e la piena padronanza del proprio mestiere. In sei anni di apprendistato, si assenta per soli 16 giorni. Infatti, finisce per accattivarsi la stima di mastro Liberatore. A diciassette anni appena compiuti, si sente pronto per avviare un’autonoma attività di barbiere. Vito apre la barberia a San Salvo in uno stanzino ricavato da un piccolo alloggio di via Roma. Gli è di conforto, l’esperienza maturata alle dipendenze del suo maestro Liberatore De Filippis. Ha la possibilità di usufruire degli insegnamenti e delle valide indicazioni di “Mastre Narducce” rinomato barbiere vastese e profondo conoscitore delle poesie del grande artista vastese Luigi Anelli. Vito acquisisce una buona professionalità nel lavoro, riuscendo a instaurare un rapporto di fratellanza e di amicizia con i suoi clienti.

«I miei clienti - ha affermato “mastro” Vito - sentivano la necessità di confidarmi i loro segreti. Ho sempre cercato di dare un consiglio positivo a tutti. Una buona parola, detta al momento giusto, può rivelarsi decisiva per far uscire una persona da uno stato di scoraggiamento».
Vito conserva quel senso di modestia insito in chi crede nei valori della vita. Si scherniva di fronte a chi lo chiamava “parrucchiere”. «Chiamàtime barbìre» (Chiamatemi barbiere) - rispondeva prontamente. Màste Vite (lo chiamano così a San Salvo) è un uomo soddisfatto di se stesso e del suo operato. Per lui è scoccato il momento di andare in pensione. Finalmente potrà dare sfogo alla sua passione per la fisarmonica, che per mancanza di tempo non è riuscito a soddisfare abbastanza.

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