Guardata nell’ottica del ieri come oggi, il considerevole lacerto di mosaico, quell’insieme di piccole tessere policrome, composte su un elegante disegno e conservato nella struttura di piazza San Vitale, risponde in modo preciso a domande importanti sulle origini di questa città, chiude degli interrogativi, ne apre altri e, sfocia in realtà invisibili, ma.. di grande suggestione e attualità.
In effetti, mille anni sono come un giorno: per la storia, gli archeologi ma, soprattutto, per nostro Signore (cfr 2P 3,8).
L’arte musiva è sempre stata appannaggio dei benestanti, nonché status symbol di un benessere raggiunto, in epoca romana e oltre. Le case degli schiavi o del popolino non ne hanno mai avuto. Vedere un pavimento mosaicato antico - come quello di San Salvo - è sempre segno che siamo 'ricevuti' nella casa di una matrona romana, quella domina (= donna padrona di casa) che aveva raggiunto posizioni di grande dignità e potere accanto al proprio uomo nella Roma imperiale.
Da Roma a Pompei, ma anche nel nostro Abruzzo, da Amiternum a Iuvanum, da Alba Fucens a Histonium... non c’è città romana che, non ne sfoggi piccoli/grandi meravigliosi esempi.
«Quello della nostra città però – per tipologia e stile – afferma la presidente della Cooperativa Parsifal dott. Katia Di Penta – è unico in Abruzzo, altri esempi simili li troviamo solo nella lontana Aquileia. San Salvo, con la villa/fattoria di via San Rocco e, soprattutto, con i numerosi resti architettonici del “parco del Quadrilatero”, ha il suo “cuore pulsante” nella domus (casa romana) dal pavimento mosaicato. Casa e mosaico, datati dagli esperti IV° secolo d.C., risultano appartenere ad una famiglia benestante, con un pater familias che, rimanda verosimilmente ad un uomo con un ruolo pubblico, ipotesi rafforzata dall’ubicazione della casa nel “centro città”: quel nucleo urbano che, a tutt’oggi, gravita ancora intorno alla stanza mosaicata di notevole ampiezza della casa romana (50 mq)».
Secoli di abbandoni, calamità e incuria, hanno permesso che - questa splendida domus – divenisse: cava di riciclo laterizi, deposito, cimitero, stalla... altro. Le tante barbarie subite però, non sono riuscite a distruggere questa splendida realtà di edilizia civile romana, patrimonio di incalcolabile valore per San Salvo.
Casa, mosaico e, soprattutto, tracce di opus sectile (= marmi decorativi per pareti di vari colori) uniti alle ricostruzioni tecniche, raccontano di traffici commerciali della nostra zona con: Turchia, Africa, e Grecia.
Il pavimento mosaicato però, resta protagonista dell’insieme, perché è anzitutto un 'manifesto' della produttività locale, allora come ora, vite e ulivo hanno trovato in questa terra la loro vocazione. Vi sono raffigurati, infatti: rami di ulivo, tralci e grappoli d’uva inseriti in kantaroii (contenitori in metallo) dai quali fuoriescono con grazia ed eleganza.
Il mosaico è una via di bellezza diversa tra le arti figurative. Sono 'tessere' di pazienza che cercano la via della bellezza, è la bellezza che si 'ritaglia' in tessere di marmo per la gioia di donarsi con pazienza. Nel nostro pavimento ve ne sono inseriti di ben 8 colori diversi.
Per avere un risultato artistico di questo tenore, tra il cuore, la mente e le mani dei committenti – e dell’artista/mosaicista – si stabilì sicuramente una sintonia perfetta: un circuito di armonia che non ha conosciuto sosta, fino a quando, l’ultima tessera non trovò la sua collocazione e,'lei' disse: «... è proprio quello che desideravo!».
Questa donna dell’allora San Salvo, è una donna dal silenzio 'pieno di parole': essa è la padrona di casa, che amministrava le derrate alimentari, preparava i pasti con l’aiuto di un ancella collaboratrice domestica e, il cui marito, custodiva nella stanza/tempietto i lararii (= statuine sacre della famiglia).
Essa, ebbe sicuramente un ruolo primario nella scelta del soggetto e i colori del mosaico. Da quando gli uomini hanno avuto 'mano libera' nella scelta dell’arredamento? In questo senso, la prevalenza femminile – anche nella condizione più umile – non ha mai conosciuto ostacoli. Sicuramente bella, intelligente e affascinante, questa antenata sansalvese, dalla quale ci separano poco più di venti generazioni che, nel corso dei millenni, non ha mai abdicato alla sua condizione di: donna, madre, sposa, lavoratrice, custode di affetti nonché tesoriera di eleganza e buongusto. Oggi come allora, ella continua a vivere in ogni donna di questa città, a donare il suo contributo materiale e spirituale per il benessere della famiglia e, a farsi ambasciatrice di ogni relazione sociale e umana, dando il benvenuto a tutti nella sua elegante e accogliente casa.