Giovani e lavoro: Serge (23 anni), a fine agosto torna a cercarlo. Dove?

L’espressione 'cerco lavoro', tra la bestemmia e il mantra

Ines Montanaro
08/08/2014
Varie
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Serge Ventrella è un giovane italo/francese di 23 anni che lavora da precario/stagionale in un hotel della nostra riviera che, a fine agosto, finirà la sua stagione. Raccogliamo le sue parole per raccontarle a tutti. Gli ultimi allarmanti dati dicono che la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 53%, mentre il lavoro precario il 43%. In pratica, per più di un giovane su due, il lavoro è un miraggio e, per i restanti, un'esperienza mordi e fuggi che lascia la bocca amara.

Serge, cosa significa per te il concetto di lavoro?
Lavorare, non è di per se lo scopo della vita, ma il mezzo per vivere: l’unico.

Quante esperienze di lavoro hai fatto e dove ti hanno portato?
Tante e svariate manovalanze, tutte però interinali e/o stagionali, persino il carpentiere metallico, il barman però - quando lo trovo - è quello che mi piace di più. Ho fatto questo lavoro a Ibiza, Barcellona e Bologna. Da poco sono tornato dalla Spagna.

Hai interrotto gli studi o hai un titolo?
Sono ragioniere e sono stato iscritto per 2 anni alla facoltà di Scienze motorie, sognavo di fare il fisioterapista, ma ho dovuto interrompere perché non riuscivo più ad autofinanziarmi e la mia famiglia non ce la faceva a sostenermi.

Cosa sai fare bene?
Il barman, un lavoro nel quale cerco di professionalizzarmi al massimo.

Cosa ti hanno insegnato i tuoi 8 anni di lavori saltuari?
Mi hanno insegnato a resistere alle umiliazioni, a fortificarmi, a gioire per qualche piccola gratificazione e, soprattutto a comprendere che, senza avere la camicia intrisa di sudore, a sera non sento la gioia di aver lavorato.

In cosa credi?
Credo nel bene, nell’operare il bene, sono cose che prima o poi tornano moltiplicate. Ugualmente credo che operare male e per il male prima o poi, ci torna contro come un boomerang.

Se potessi fare una richiesta a coloro che sono nella stanza dei bottoni cosa chiederesti per te e altri che sono nella tua condizione?
Chiederei di restituirci la dignità attraverso un lavoro più sicuro, qualcosa che ci faccia tornare la sera a casa - in una dimora stabile - e nelle nostre famiglie a testa alta e sorridenti.

Qual è la persona che stimi di più al mondo?
Sembrerà infantile, poco alla moda, ma 'le' persone che stimo di più al mondo sono i miei genitori, i quali mi hanno dato il senso del pane guadagnato e del sacrificio. Essi sono coloro che la sera procurano per me il cibo che trovo sul tavolo e mi 'nutrono' di tutto più che sfamarmi. Mi sento puntellato dai loro sacrifici.

Con un sorriso e un viso come il tuo hai mai pensato ad una carriera cinematografica o televisiva?
In verità mai! Sono sempre stato troppo schivo solo a pensarlo, anche se, con il tempo, ho imparato a dominare la timidezza. Per far arrabbiare la mia ragazza però, a volte le dico: “Che ne dici se vado a fare un provino per il Grande fratello?”.

Cosa rimproveri alla nostra generazione?
A coloro che – pur potendo – hanno pensato solo a rimpinguare il portafoglio, senza tentare di rischiare investendo. Se lo avessero fatto non ci troveremmo in queste condizioni!

Come vedi l’attuale condizione economica?
Una condizione che ci ha fatto tornare storicamente indietro ai tempi del dopoguerra.

Serge, cosa sogni?
Sogno di vivere senza pensare più: domani cosa faccio? Cosa farò dopo la fine d’agosto? Dove andrò? Dove dovrò ricominciare a cercare? Come ricominciare... la litania che - spesso - infastidisce coloro a cui ci rivolgiamo, anche se vorrebbero poter rispondere diversamente. Vorrei avere una vita normale, una famiglia tutta mia, una casa, una donna, dei bambini. Vorrei poter progettare senza punti interrogativi.

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