La vicenda del 'centro profughi' di San Salvo lascia spazio a qualche appunto, tutt’altro che esaustivo. Abbiamo sempre pensato di essere (e di restare) immuni dai 'segni dei tempi', dalla loro lettura, gestione, realtà. Invece all’improvviso ci siamo scoperti anche noi 'dentro alla televisione', annoiati ed assuefatti masticatori di quello che il mondo ci propina all’ora di cena, convinti che quelle 'fiction' spariscono d’incanto con un tasto del telecomando e poi tutti nel proprio guscio inespugnabile.
Al netto di ogni azione e accertamento legali, niente affatto trascurabili, tralasciando pure la legittima domanda se il Comune e altre Istituzioni sapevano o non sapevano, dato anch’esso pertinente, auspicando un dibattito più ampio che coinvolga Agenzie educative e sociali che per loro essenza non possono latitare, restano sullo sfondo decine e decine di 'commenti' su siti e social sui quali aprire finestre di riflessione, soprattutto in considerazione della giovane età di molti, moltissimi 'opinion maker'.
Proprio i giovani che per loro natura sono e dovrebbero essere gli innovatori, quelli vocati a (ri)organizzare la Speranza, il Sogno, in una parola il Futuro! Voglio (ingenuamente?) pensare che la rabbia di tanti di loro (sfociata in razzismo e violenza verbale, anche sguaiata e analfabeta) è forse dettata da disperazione per scenari di crisi inimmaginati, scenari che ci consegnano stereotipi che tendono a polarizzare il nemico, un qualsiasi nemico, da dovunque esso sbarchi, e semmai gli sbarchi finiranno il nemico diventa quello della porta accanto. E la globalizzazione, che doveva 'sistemarci' tutti, viene percepita con la paura e la paura toglie lucidità e, appunto, speranza.
Ognuno, dunque, si difende e soprattutto attacca come può, radicalizzando ogni conflitto micro e macro. Radicalizzare fa 'massa', forse consenso, ma ogni radicalizzazione sacrifica i passaggi intermedi, tra questi la Politica nel senso alto e vero della 'governance' dei segni dei tempi i cui flussi sono come le onde del mare, impossibili da fermare con le mani o con secchi di fortuna con i quali svuotare le pozzanghere dell’ira, del razzismo di ritorno, di un mondo che non vogliamo decifrare se non con i nostri personalissimi codici e recinti esistenziali.
Questa responsabilità, questo 'furto' di certezze e di speranza, perpetrato da oligarchie occulte e palesi che muovono economie, destini e guerre come una partita di Risiko, legittimano (e probabilmente è questo il loro scopo carsico) tutte le rabbie e le tensioni della storia, tutta quest’epoca di 'passioni tristi'. Bisogna cambiare Testa e soprattutto Cuore. Io non ho soluzioni, mi interrogo ad alta voce, cerco insieme a tutti un’altra lampara.
Questa per quanto mi riguarda è la vera sfida della Politica contemporanea, la fase decisiva. E vale per i drammi quotidiani e per i grandi orizzonti, facce della stessa medaglia. San Salvo, Città fondata sull’inclusione, che ha faticosamente disegnato un’identità amalgamando tantissime belle Persone venute da ogni dove, monti, colline, mari e città, stati e confini lontani, superando sciocchi campanilismi locali e rilanciando sempre la sua vocazione accogliente e a 'trazione territoriale', Città che grazie a generazioni di donne e uomini, di giovani coraggiosi e lungimiranti ha saputo creare e offrire lavoro e principalmente trovare lo spirito giusto per declinare il domani, sappia essere ancora di esempio, con tutti e per tutti. Ecco, magari (ri)partiamo proprio da qui. Per continuare ad essere una comunità con 'vista sul mondo e sulla storia'.