Monteferrante: «Quella che io conosco è un'altra città»

Agostino Monteferrante
04/09/2014
Varie
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Il tema delle migrazioni è un tema speciale, sentito che muove le sensibilità di tutti. La notizia di un centro per rifugiati nella nostra città è una notizia relativa al mancato coordinamento tra istituzioni relativamente alla sua localizzazione. Certamente i parametri di sicurezza sociale e sanitaria, necessari alle valutazioni di accoglimento, meritano momenti di coordinamento e condivisione ai quali non possiamo rinunciare.

Ci siamo svegliati invece in una città spaventata in cui il tema è diventato «abbiamo i nostri disoccupati non possiamo occuparci di loro» ed altre volgarità degne di elmi leghisti in salsa locale. Le comunicazioni istituzionali non hanno rinunciato ad accarezzare il pelo a questi sentimenti medievali. Il tema delle migrazioni può essere affrontato come problema, ma anche come opportunità, anche di lavoro, senza mai dimenticare di mettere sul piatto della bilancia quel senso di umanità che dovrebbe caratterizzare, sempre, le nostre scelte.

Pochi giorni fa è stato inaugurato un museo delle migrazioni, anche delle nostre emigrazioni e chi si trova da queste parti non è venuto a passarci le ferie a spese nostre. In molti casi, le persone di cui si parla, sono sono quelle sopravvissute ai naufragi per i quali versiamo lacrime ad ogni triste occasione. Il distillato delle discussioni su questo tema offe la visione di una città che non conosco che spero sia minoranza rispetto alla maggioranza silenziosa. La coscienza non è una luce ad intermittenza, restringere il nostro giardino ad un vaso di fiori può farci sentire più sicuri, forse ma certamente meno umani. Quella che conosco io è un'altra città.

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