Intervista a don Andrea Manzone

Il giovane prete sansalvese guiderà la comunità di Roccascalegna

Michele Marchese
07/09/2014
Attualità
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Lo scorso mese di giugno il Vescovo dell’Arcidiocesi di Chieti - Vasto, Monsignor Bruno Forte, ha affidato   la guida della comunità di Roccascalegna al giovane parroco sansalvese don Andrea Manzone, a cui, fresco di ordinazione sacerdotale, andiamo a rivolgere alcune domande.

Don Andrea quando e come ha sentito la Vocazione

La mia vocazione nasce sicuramente in un contesto parrocchiale. La mia famiglia mi ha sempre educato ai valori umani più autentici: la generosità, l'impegno, la costanza e una profonda carità. Ho frequentato la parrocchia nel percorso dell'iniziazione cristiana, come tutti i bambini, per poi allontanarmi, come molti purtroppo. L'occasione di riavvicinamento è stata l'animazione musicale della messa dei ragazzi, della domenica mattina. In quelle occasioni ho avuto modo di ascoltare la Parola di Dio, riavvicinarmi alla confessione dopo tanti anni, all'Eucaristia, e più in generale ad una vita parrocchiale pienamente vissuta. Pian piano è sbocciata in me la domanda vocazionale, seguendo più da vicino la vita del mio parroco, don Raimondo Artese. Ormai 10 anni fa, ho presentato questi germogli vocazionali all'Arcivescovo, il giorno stesso della sua elezione, e il 13 aprile 2005 ha avuto inizio il cammino vocazione. In quegli anni mi sono avvicinato alla dimensione diocesana ed è stato per me un ambiente sempre stimolante, nonché occasione di relazioni sempre arricchenti. E dopo la licenza superiore, l'ingresso in seminario! Nel mio cammino sono state fondamentali anche esperienze non propriamente ecclesiali: la partecipazione ad un gruppo rock (i Deep '70), ad una compagnia di teatro dialettale Lu vrascire, l'amicizia con tanti non credenti e l'interesse per la vita sociale e civile.

Divenire prete oggi cosa significa?

Se fino a qualche anno fa il prete era un'autorità nella vita civile di un paese e di una città, oggi il prete è pressoché invisibile e ininfluente nella vita di molti. Qualcuno mi fa i complimenti per la mia scelta, perché rappresenta una scelta definitiva, che comporta rinunce e sacrifici. in realtà io ho semplicemente detto "si" ad una chiamata, a Gesù che in un modo misterioso mi ha chiesto: vuoi venire con me? Dire sì a Cristo significa fare ciò che Lui ha fatto, incamminarsi verso la croce per risorgere con Lui. Oggi la figura del prete è spesso sotto attacco, per i casi di pedofilia e il cattivo esempio che dà taluno di noi ; casi esecrabili, ma che ci richiamano sempre al centro della nostra fede, che non è il prete simpatico o antipatico, bello o brutto, coinvolgente o riservato, ma Gesù, di cui noi siamo indegni ministri. Vedo il prete di oggi come un richiamo a qualcosa che va oltre, un link con qualcosa che abbiamo forse liquidato troppo presto nella nostra vita: Dio, Gesù, il regno dei cieli, la verità che ci farà liberi.

Tra spiritualità e laicità cosa Le piace e cosa non Le piace della società contemporanea?

La società contemporanea è una società complessa, e non vorrei che la mia risposta fosse troppo semplicistica. Sicuramente ci troviamo a raccogliere i frammenti di una società civile che ha perso tutti i baluardi morali e religiosi (compresi i cosiddetti praticanti). Ci hanno promesso libertà e ci siamo ritrovati soli, più schiavi di prima e certamente non felici. Poi noto con dolore una diffusa mancanza di profondità in ogni ambito, superficialità che si riflette poi nella vita personale, e purtroppo anche spirituale. E' certamente da lodare la diffusa ricerca di autenticità e la scelta religiosa libera: paradossalmente la comunità ecclesiale è molto più autentica e viva oggi che al tempo delle grandi masse.

Data la Sua giovane età ha avuto modo di “conoscere” tre Papi: San Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. Quale insegnamento si sente di aver ricevuto da ognuno di Loro?

Ogni papa consegna alla chiesa un modo specifico di camminare e di annunciare il vangelo: ricordo chiaramente il grande coinvolgimento morale e religioso che san Giovanni paolo II esercitava sulle masse, e particolarmente impresso nella mia memoria c'è il ricordo dell'ultimo periodo di pontificato, quando era il dolore vissuto e "abbracciato" a parlare in lui. Benedetto ha rappresentato il papa della mia formazione: una fede pensata, coraggiosa, capace di vivere anche in un contesto minoritario e ostile al cristianesimo. Tra qualche anno, se saremo ancora onesti nella critica storica, parleremo di Benedetto come di un papa non compreso (un po' come sta succedendo oggi per Paolo VI, prossimo beato). Ho avuto modo di incontrarlo più volte, di conoscere dei suoi collaboratori, e ciò che mi ha sempre colpito è la sua profonda umiltà e intelligenza, virtù vissute nel nascondimento. Papa Francesco è il papa del mio ministero, almeno nei suoi primi passii: mi colpisce la sua franchezza e la sua semplicità, nonché la sua determinazione nel portare avanti la riforma della Chiesa e l'evangelizzazione. Ahimè, la stampa ne ha fatto un santino new age, filtrando dai suoi discorsi ciò che più è dirompente, ma Francesco opera nella piena continuità con i suoi predecessori. Diciamo che in generale, ho sempre fuggito da una certa papolatria che lascia il tempo che trova; il papa è vicario di Cristo, successore di Pietro: Il resto lo lasciamo ai giornalisti e agli opinionisti.

Don Andrea, Lei è stato nominato parroco di Roccascalegna. Come ha accolto la notizia e quali saranno le Sue Priorità?

La notizia mi ha colto di sorpresa per un semplice motivo: in questi anni, pur avendo conosciuto quasi tutta la diocesi e tanta gente, non ho mai avuto occasione di recarmi a Roccascalegna o di conoscere qualcuno di lì. Ma già dal primo giorno ho pregato per il popolo che mi è stato affidato, ho cercato di conoscerne le radici storiche e culturali, anche andando a fare qualche sopralluogo "in incognito". Non ho priorità specifiche, non conoscendo ancora la realtà particolare, ma potrei indicarne alcune comuni ad ogni percorso di fede: conversione, evangelizzazione, formazione...

Cosa si sente di consigliare a tutti, cristiani e non?


Non è facile dare consigli, e alla mia giovane età non è prudente darne molti; posso solo darne uno ai cristiani: di vivere da cristiani, di essere ciò che si è. E' la migliore testimonianza per i non cristiani!

Ringraziamo don Andrea Manzone augurandogli buon lavoro nella comunità che guiderà a partire dal prossimo 9 settembre.
 

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