San Francesco il santo della Pace

Riscopriamo la festa del patrono d’Italia per vivere il senso della Pace

Maria Napolitano
07/10/2014
Attualità
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Pio XII nel 1939 proclamò San Francesco (con Santa Caterina da Siena) patrono primario d’Italia. Il 4 ottobre è la ricorrenza di questo santo.
Lo stato italiano ha recepito questo atto con la LEGGE 4 marzo 1958, n. 132 che con un unico articolo ha proclamato il 4 ottobre come “…solennita' civile in onore dei Santi Patroni  speciali d'Italia San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena...”.

La legge 10 febbraio 2005, n. 24 ha aggiunto dopo le parole “…solennità civile”, «e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse,…». Queste parole che sembrano che abbiano aggiunto significato a questo giorno, di fatti ha tolto. Dappertutto si organizzano marce della pace.

Anche a San Salvo ci sono tanti stranieri. Ma quanti partecipano coscientemente a questo evento? Loro la percepiscono come una cosa nostra. È essa un'occasione per gli appartenenti a culture e religioni diverse di fraternizzare? E i bambini che vengono coinvolti in queste manifestazioni come le percepiscono? Per sentito dire, in maniera semplicistica, loro sanno che è una marcia contro le guerre che si fanno in altri posti.  Grazie a Dio loro non vivono in un posto di guerra e quindi non sanno veramente cosa possa significare. Li si riempie di belle parole che non hanno una ricaduta né sui posti dove la guerra veramente c’è né sulla loro vita.

Queste marce sono diventate come una festa di matrimonio senza gli sposi. Che senso ha?

In occasione di San Vitale, chi sta fuori fa l’impossibile per tornare nella sua terra di cui si sente parte. Per San Francesco, che è il patrono dei patroni, quanti tornano? San Francesco è colui che non ha parlato di pace, uguaglianza e fraternità ma si è prodigato per esse. Egli è una figura forte con una valenza universale. Egli non è un valore astratto ma una persona in carne e ossa che ha vissuto in maniera rivoluzionaria rinunciando al materiale per vivere in maniera “divina”. Non è meglio dare ai nostri figli il riferimento di una persona che ha vissuto in carne e ossa piuttosto che dei semplici valori astratti?

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