La Fontana Nuova, tra il terminal e la stazione di servizio: ovvero quando i mariti amavano le mogli

Ines Montanaro
03/11/2014
Tradizioni
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A San Salvo, nel tempo, esistevano diverse fontanelle pubbliche, quasi tutte dimenticate, abbandonate, cicatrizzate, oscure al ricordo dei più giovani, ma non ai più anziani e a coloro che hanno avuto la premura di conservarne la memoria e studiarle sotto vari aspetti.

La Fontana Nuova e quella Vecchia, invece, hanno resistito all’estinzione e – con i loro nomi – sembrano essere lo spartiacque storico di due zone della nostra città. Senza dubbio, erano le due sorgenti più importanti per utilità e portata d’acqua, prova ne è, che le strade sulle quali insistono, ne portano ancora il nome: via Fontana Vecchia e via Fontana Nuova.

Di quella Vecchia, che ha già beneficiato di un azione di restauro sappiamo molto di più di quella Nuova. Gli scavi archeologici dell’ultimo decennio, infatti, hanno accertato con sicurezza che, l’acqua che essa riversa nella vasca, è stata ed è tutt’ora attinta dalla condotta principale di epoca romana. La sorgente che alimenta 'la Vecchia e la Nuova' però, potrebbe essere comune – per via dello stesso livello altimetrico - oppure indipendenti. Difficile poterlo dire con precisione senza sconvolgere con scavi ampi quanto inutili la zona circostante.

Il 'focus' attuale è sulla Fontana Nuova, cui sono appena iniziati i lavori di restauro, sia sulla parte più antica – risalente con molta probabilità al periodo tra le due guerre – che in quella più vicina a noi nel tempo: la seconda metà del secolo scorso. Nei lavori, saranno ridefinite e armonizzate le linee del monumento, ma sarà restaurato anche il vicino muraglione di Via Umberto I°.

A tal fine si è impegnata l’amministrazione comunale nella persona dell’assessore alla Cultura prof. Giovanni Artese con il contributo dell’assessorato ai Lavori pubblici. La signora Anna Lucia Artese, che – da bambina – abitava in fondo alla via Fontana Nuova (tutta in discesa e dal fondo sterrato) è una testimone che ha vissuto la vita che gravitava intorno ad essa e, mentre racconta con passione, ci porta e ri-torna alla fontana in full immersion.

Ella descrive la Fontana Nuova come una sorta di 'stazione di servizio' degli anni che furono dove, i contadini, di buon mattino si fermavano per far rifornimento d’acqua per innaffiare i campi che coltivavano nell’agro che è l’attuale Piane Sant’Angelo. Acqua trasportata da una lunga fila di asini con due grandi botti appese ai due lati del basto e altri contenitori. Per fare 'il pieno' però, c’era da attendere più che al rifornimento di metano.

L’acqua che essa emetteva, era indispensabile a tutti. Al crepuscolo, di ritorno dai campi, le botti erano vuote, ma le bestie avevano sete e, alla Fontana Nuova, si compiva il rito della sosta di fine giornata con la loro abbeverata. Tra una sorseggiata e l’altra degli animali, uomini e donne si scambiavano pareri sui: raccolti, l’andamento delle colture, il 'meteo', rilevato dai segni atmosferici, le fasi della luna e, persino dal 'comportamento' degli animali. Tutti segni premonitori che li aiutavano a fare le scelte più opportune per le coltivazioni e lo scambio di tante altre notizie di vita quotidiana. L’area della fontana, diventava di fatto il... terminal di molte informazioni e relazioni umane.

Alla domanda se ricorda qualche aneddoto legato alla fontana, Anna Lucia risponde: «Si, accadeva spesso che, diverse donne, con la conca in equilibrio sulla testa, per via della strada ripida, spesso cadevano rovinosamente e ruzzolavano fino in fondo alla strada».
La domenica poi, tutto il mondo produttivo si fermava e, la Fontana, vedeva arrivare con tante damigiane e altri contenitori solo i mariti che amavano le mogli. Ci si stupisce di questa risposta e se ne chiede il significato. Anna Lucia sorride e risponde: «l’acqua della Fontana Nuova, pur non essendo potabile (la piccola fontana che forniva acqua da bere era un po’ più in su, e aveva una portata molto misera) veniva largamente impiegata per tutti gli usi domestici, che erano e restano infiniti. Il trasporto dell’acqua, all’epoca, era culturalmente incombenza femminile e faticosissima, dalla quale gli uomini rifuggivano, ma - aggiunge - chi amava la propria moglie, alleggeriva il suo lavoro, riempiendo barili... anche la domenica».

Quando l’industrializzazione di San Salvo, cambiò lo stile di vita e il lavoro di tutti o quasi, l’acqua della Fontana Nuova, fu utilizzata per innaffiare gli orti dei nascenti e vicini agglomerati urbani. Ora è divenuta 'infeconda' per terreni e famiglie, ma attende di essere almeno guardata con amore e attenzione, cercando di cogliere dal rumore del suo scroscio, un 'parere' - sincero e trasparente - sul nostro nuovo stile di vita.

FOTO DI INES MONTANARO

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