Cara San Salvo, il multiculturalismo non è una malattia

Lettera di una sansalvese preoccupata

Alice Scardapane
04/11/2014
Varie
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Cara San Salvo,
nel giro di una settimana te ne sono successe di cotte e di crude. Rapina in gioielleria, aggressioni a suon di martello, ragazzini con la droga in macchina, siringhe che fanno da tappeto al parcheggio di via Montegrappa.
Gli artefici di tutto questo sono sansalvesi e italiani.

Alla luce di questi avvenimenti mi chiedo dove sono le voci di quelli che volevano mettere il cianuro nel pasto dei pericolosi profughi? Dove sono i lamenti delle persone preoccupate per la sicurezza della nostra città con tutti questi rumeni in giro?
Beh, cara San Salvo, io ti domando: di chi devo avere paura davvero?

Le paure si proiettano su ciò che non si conosce. E ciò che fa paura viene emarginato fisicamente (come il centro profughi, trasferito infatti a Lentellanella foto) e culturalmente.
In strada, al bar, su Facebook sento in continuazione i cittadini che biasimano la presenza di rumeni, cinesi e marocchini: «chess’ è la rovina di santsalv». Eppure vi sbagliate. Preoccupatevi se qui non viene nessuno, disperatevi se qui rimaniamo solo noi. Non oso immaginare che tristezza e che solitudine. Se gli immigrati decidono di lasciare il loro Paese, qualunque esso sia, per trasferirsi da noi, significa che a San Salvo si sta bene, c’è benessere.
Il multiculturalismo non è una malattia, è la nostra medicina contro il provincialismo.

Spesso mi è capitato di sentire che gli stranieri ci rubano i lavoro.
Il lavoro ce lo rubano gli imprenditori italiani che decidono di chiudere le loro attività e aprirle all’estero dove la manodopera costa meno. E se avete paura che dei pinco pallino venuti da fuori, spesso da Paesi con livelli di istruzione molto bassi, vi rubino il lavoro, vuol dire che avete poca autostima.

Recentemente ho assisto ad un dialogo disarmante, al quale non è la prima né sarà l’ultima a cui assisto: un cinese parlava con suo figlio, naturalmente in cinese. Un sansalvese lo interrompe e lo rimprovera in dialetto: «siamo in Italia, qui devi parlare in italiano».Scommetto che se ora quel signore si recasse a Londra con suo figlio, con lui  parlerebbe esclusivamente in italiano o dialetto, certamente non in inglese.

Anche il bilinguismo non è una malattia. È una ricchezza. Poveri sono coloro che conoscono solo la propria lingua perché vedranno la vita attraverso un’unica prospettiva. Ogni linguaggio associa immagini e realtà differenti a ciascuna parola.

E a proposito di linguaggio, ho letto sui social network molti commenti di  sansalvesi contro il centro profughi e contro gli immigrati, la maggior parte dei quali però con vistosi errori grammaticali. Prima di ostentare il vostro nazionalismo, il vostro amore per l’Italia, imparate a scrivere e a parlare correttamente in italiano. Solo attraverso un uso corretto della lingua si possono difendere le proprie idee e le proprie opinioni.

Platone diceva che gli uomini sono schiavi nella caverna delle ideologie e della cultura. Siamo prigionieri di una visione del mondo limitata, imposta dalla società e spesso dai mass media. Vi invito ad uscire da tale caverna, uscite dal provincialismo, uscite da San Salvo.

Cara San Salvo, la Terra è cosmopolita, che ti piaccia o meno.

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