Sasi, rinviato a giudizio il presidente Domenico Scutti

Contestate false comunicazioni sociali per il bilancio 2011

redazione
17/03/2015
Attualità
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Presunto concorso in false comunicazioni sociali nel bilancio 2009, assolto l'ex presidente della Sasi Gaetano Pedullà, e non luogo a procedere per il suo Cda composto da Camillo La Barba, Vincenzo Palmerio e Giuseppe Masciulli (attuale sindaco di Palmoli). 

Rinviato a giudizio, invece, l'attuale presidente Domenico Scutti e i membri del Cda, Giuseppe Di Vito e Vincenzo Palmerio, per il bilancio 2010. Sono queste le decisioni di ieri del gup Francesco Marino. Il processo è fissato per il 12 ottobre

«Per tutti e sei gli imputati - scrive il Messaggero di oggi - l'accusa era quella di presunto concorso in false comunicazioni sociali nei rispettivi bilanci presentati. Pedullà che ha chiesto il rito abbreviato, il quale rispondeva di false comunicazioni nel bilancio 2009, approvato nel 2010, per una presunta omissione di fatture emesse dall'Aca per fornitura idrica pari a 563.332 euro. Per Pedull l'acqua venne utilizzata in couso per emergenze idriche e l'Aca chiese pure alti prezzi non definiti dalla Regione."Un pagamento che venne evitato - dice Pedullà - a tutela degli interessi Sasi, dei Comuni e cittadini. Sono soddisfatto della sentenza perché ho sempre operato in piena correttezza».

Diversa la posizione di Scutti e dell'attuale Cda; a loro è contestato il bilancio approvato il 4 luglio 2011. Secondo la Procura, c'era l'intenzione di ingannare il pubblico e conseguire un ingiusto profitto. «Nei libri contabili e registri - continua l'articolo del Messaggero a firma di Walter Berghella - sarebbero state omesse informazioni, imposte per legge, sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria, inducendo in errore i creditori, con danno».

«Contestato pure l'aumento della tariffa dell'acqua, adeguamento Istat con retroattività dal 2008 al 2010, che spettava all'Ato, per 2 milioni e 424mila euro, coprendo il rischio di azioni di rivendicazioni dell'utenza, divenuti inesigibili. Quindi la controversia con l'Acea per sottrazione abusiva di acqua dalla condotta del fiume Verde, con omissione dell'accantonamento a fondo rischi di 9 milioni di euro di risarcimento deciso in primo grado dal tribunale regionale delle Acque. La Sasi accantonò solo 3 milioni e mezzo. Oltre le omissioni, dice la Procura, seguì una sensibile alterazione della situazione economica della società, due volte superiore al 5%, dell'esercizio lordo, con utile di 1.222.761 euro, e del 70% del patrimonio netto di 3.558.161».

Il collegio difensivo per ora ha commentato con: «Accuse insussistenti, ci vuole dolo intenzionale ai fini del profitto personale».

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