Storie di donne: un caffè da Morgana

Antonia Schiavarelli
19/08/2015
Attualità
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Incontro Anna nella sua caffetteria. La aprì il 1 gennaio del 1970, 45 anni fa. La SIV allora contava oltre tremila operai, erano gli anni del boom economico per la nostra città, sono quelli gli anni in cui crebbe e Anna quella crescita l’ha vista tutta dal suo bar Morgana.

Aprì con suo marito che aveva poco più di 20 anni e due bambini, Lucilla allora aveva solo un mese. “In molti mi dissero che non ce l’avrei fatta, che avrei abbassato la serrando in pochi mesi, forse sono proprio queste parole ad avermi fatto insistere anche nei momenti più pesanti”, ci dice Anna.

Lei gli stranieri che piano piano venivano a lavorare nel nostro paesotto li ha conosciuti tutti. “E’ grazie ai loro racconti che anche io ho fatto il giro del mondo, le loro vacanze diventavano le mie. La cultura di un posto, le usanze, la società, ho appreso tanto grazie alle persone che ogni giorno venivano qui da noi per un caffè o un panino”.
Anna inizia la sua attività anche come tavola calda, un piatto caldo, al suono della sirena, che allora scandiva le giornate di tutta la città. Poi l’avvento delle mense interne, la fece desistere e cominciò a preparare pasti veloci e panini.

“Il mio è un lavoro che ho portato avanti con semplicità e amore, ho preso tanto dalle persone che ho incontrato, ma penso di aver dato altrettanto. L’aiuto della mia famiglia è stato indispensabile, mio marito, i miei ragazzi, la loro presenza costante mi incoraggia ogni giorno ad andare avanti. Oggi è difficile trovare una ragione per alzare la serranda. Lo so dico cose scontate, ma lavorare più di dodici ore al giorno per regalare oltre il 70% di ciò che guadagno allo Stato, rende tutto questo più difficile, non è l’età che mi spaventa, ma è questa incertezza, che ritrovo in tanti ragazzi che ogni giorno varcano la soglia del mio bar. Una volta vedevi nei loro occhi soddisfazione e speranza, oggi solo tanta incertezza”.

Il bar Morgana a San Salvo è un’istituzione, una delle attività storiche, “senza targa”. Sono queste attività che costituiscono le ossa portanti di un tessuto sociale che cresciuto in fretta è fragile.

Sono donne come Anna Pellicciotta che custodisco la storia di una città, con le voci delle persone che ha incontrato da dietro un bancone, a ricostruire ciò che eravamo e ciò che siamo diventati.

Un racconto breve, non basta per le parole di una donna che ha molto da raccontare, perché il suo racconto è il racconto della nostra città.

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