Quando non eravamo ambientalisti

No Ombrina, No Trivelle, in un mare ed un territorio in cui le concessioni a perforare negli anni sono state decine

Antonia Schiavarelli
08/01/2016
Attualità
Condividi su:

No Ombrina, No Trivelle, in un mare ed un territorio in cui le concessioni a perforare fondali marini e territori, negli anni sono state elargite a decine, le polemiche ambientaliste sembrano quasi inutili. 

Ci sono infatti, concessioni trentennali come quelle di Rospo a Mare lì, in quel lembo di mare, dove il 22 dicembre 2015 il Ministero dello Sviluppo Economico, ha dato l'ennesima concessione a perforare per l'estrazione di idrocarburi (leggi).

Alcune concessioni sono state rilasciate negli anni '80. La prima concessione di Rospo a mare, ad esempio, risale al 1981, rinnovata per altri dieci anni nel 2008, scadrà nel 2018, forse per questo si ha fretta di sottoscrivere nuovi "accordi".

Oggi circa il 50% di territorio regionale è interessato da attività legate alla ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi: sono ormai coinvolti tre quarti dei comuni abruzzesi, dove risiede quasi l’80% della popolazione regionale. E se sulla terraferma la situazione è allarmante, a mare non migliora: quasi 6.000 chilometri quadrati di mare antistante la costa abruzzese sono interessati da permessi di ricerca, concessioni ed estrazione di idrocarburi.

Una terra non da conquistare, da parte delle grandi super potenze petrolifere, ma già lungamente e ripetutamente sfruttata da decenni.

Solo oggi sembra svegliarsi questa nostra regione, cercando di fermare con il suo risveglio civico, ciò che i propri padri hanno concesso a maglie troppo larghe in passato negli anni '80 e '90.

Da un rapporto del WWF Abruzzo del 2012, sullo stato delle concessioni per idrocarburi curato da Fabrizia Arduini e Dante Caserta, si evincono dati chiari sulle motivazioni che hanno aumentato le richieste anzichè vederle diminuire. La regione Abruzzo, come il resto del territorio italiano è difatti un paradiso fiscale per le grandi aziende che si occupano di estrazione. 

In Italia le royalty hanno le percentuali più basse a livello mondiale e vengono anche escluse in molteplici casi (art. 19 del DLgs. n. 625/96), per perforazioni in terra sono del 10%, di cui il 3% va al Fondo Riduzione Prezzo Carburanti ed il restante 7% è così suddiviso: 30% allo Stato, 55% alla Regione 15% ai Comuni (per le regioni del Mezzogiorno o le Regioni a statuto speciale o Province autonome, le percentuali variano); nel mare territoriale sono del 7% (gas) ed il 4% (petrolio) ed è così suddiviso: 55% alle Regioni costiere ed il 45% allo Stato, su scala globale le royalty vanno dal 20 all’80%.

Inoltre secondo l'art. 4 DLgs. n. 164/2000 e DM Ministero Attività Produttive 29/11/2002, le attività che hanno fini di ricerca tecnologica applicata e fini di ricerca e coltivazione di idrocarburi, sono incentivate potendo godere di un contributo da parte dello Stato, in misura non superiore al 40% dei costi sostenuti.

Fino a quando gli incentivi all'insediamento di nuovi pozzi saranno maggiori rispetto ai disincentivi, nessuna protesta civica sarà abbastanza forte, nessun corteo mai abbastanza numeroso. I soldi chiamano, le urla delle genti d'Abruzzo non sono abbastanza forti per fermare questo cammino già segnato. Forse.

 

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: