Leggendo in questi giorni le notizie e le prese di posizione sulla ubicazione della sede dell'ARAP, se a Pescara o all'Aquila, mi vengono da fare alcune considerazioni riguardo al tema.
La decisione di riunificare i preesistenti Consorzi Industriali in un unico soggetto, seppure scaturita dalle migliori intenzioni del governo Chiodi, si è trasformata di fatto in una soluzione nella quale oramai i livelli decisionali, e quindi le ricadute locali, sono talmente indecifrabili e confusi, da dare come risultato l'assoluta assenza delle attività istituzionali sia dell'ARAP, che di ciò che resta, a livello locale, degli ex Consorzi.
L'operazione anzidetta ha, di fatto, distrutto i livelli operativi (in verità ultimamente non eccezionali) di quei Consorzi che, pur infarciti di comportamenti iperburocratizzati, erano perlomeno nelle condizioni di fornire un minimo di risposte in termini di manutenzione della aree industriali e di procedure per le iniziative produttive, adesso sono diventati inesistenti.
Al danno per alcuni ex Consorzi, come quello del Vastese, uno dei pochi a essere dotato di un bilancio attivo e costretto a versare nelle casse dell'ARAP circa 7 milioni di euro, destinati a ripianare bilanci disastrati di altri Consorzi, e sottratti quindi ai bisogni delle zone industriali che li avevano prodotti, si è aggiunta anche la beffa della distanza tra il Vastese e Pescara, sede provvisoria dell'ARAP, che complica notevolmente la capacità di dare risposte ad un territorio, praticamente abbandonato a se stesso.
In una situazione come quella descritta lo stato d'animo degli operatori, degli imprenditori e degli amministratori del Vastese, non è molto predisposto ad assistere alla diatriba della destinazione della sede dell'ARAP, se all'Aquila o a Pescara, rappresentando questa l'ultima delle preoccupazioni in merito.
Il vero problema, che si ripresenta quotidianamente agli occhi della collettività, è rappresentato dalla esigenza non più rinviabile di dare risposte agli operai e alle maestranze e agli imprenditori che frequentano le nostre zone industriali privi di illuminazione, di segnaletica, di manutenzione alle strade, ai canali, al verde, alla sicurezza.
Inoltre i servizi di assistenza, di consulenza e di promozione delle iniziative imprenditoriali, in assenza di una entità certa e qualificata, alla quale fare riferimento in una delle zone industriali più strategiche della Regione, diventano carenze gravi per il futuro del nostro territorio.
La conclusione di questa riflessione pertanto, sorge spontanea.
Per quale motivo, in presenza della realtà precedentemente descritta, il Comune di San Salvo e i comuni che partecipano alla zona industriale del Vastese dovrebbero accapigliarsi sulla sede dell'ARAP, che, sulla base di dati oggettivi, sarebbe dovuta rimanere a Vasto, e non riflettere seriamente sulla opportunità del permanere in una Agenzia, accollandosene gli oneri, che non si occupa minimamente delle problematiche e del futuro della nostra economia industriale?