Alla cassa Edda, una signora raffinatamente sorridente, accogliente che, in silenzio, racconta a sé stessa una bella storia sentimentale il cui protagonista è lui, dietro di lei, nella foto: Mario Cicconetti, che osserva con orgoglio, presente, la routine quotidiana di un “via vai” vincente, al di là della crisi economica incombente.
Negli anni sessanta, come tantissimi emigranti, il biondo ragazzo partiva da San Vito per il Canada in cerca di fortuna. Il percorso difficile, ma benedetto dai santi protettori, fu rapidamente in ascesa con tanto lavoro e fatica e con la nostalgia del suo paesello, dell’aria fresca della Majella,la neve, il focolare, la pasta fatta in casa, i rintocchi della campana e, soprattutto, l’infinito mare celeste come i suoi occhi che, di notte, chiusi lo vedevano con il desiderio di rituffarvici in piena libertà ed indipendenza economica.
Intanto la dea bendata aveva sbirciato per lui, mentre camminava tra le stesse vie, frequentava lo stesso bar e gli stessi negozi nel lontano Canada, lei, Edda: bella ed elegante studentessa universitaria della facoltà di matematica, dai lunghi e biondi capelli e dal sorriso che rimane impresso dal primo momento cha la si incontra. Italiana ma, soprattutto, abruzzese; un percorso esistenziale percepito ed intensificato senza dubbi, con la certezza che sarebbe stata la donna della sua vita pronta a seguirlo poi in Italia a discapito della certezza che avesse di decollare e rimanere per sempre nell’America grande e promettente.
Mario, invece, voleva realizzare i suoi progetti decisamente in Abruzzo, dove era nato e dove i suoi genitori l’aspettavano ogni giorno insieme ai suoi fratelli che avevano anticipato la partenza ed erano già arrivati in quella San Salvo agli albori dell’economia industriale, all’inizio del decollo economico galoppante fino agli anni ottanta.
L’amore vinse e ad aspettarla c’era in Italia una radiosa e splendente felicità che illuminò subito ed intensamente il matrimonio con la nascita di Marco, Christian e della favolosa Erika, tesoro del papà, che resero la vita apparentemente ed infinitamente impeccabile.
Ma, come spesso il fato senza un perché decide, una tremenda malattia di Mario non smette di tormentarlo fino a quando la morte diventa quasi la salvifica fine di un dolore insopportabile.
È l’inizio di una nuova vita, quella spirituale, che cambia la “residenza” facendo rimanere la presenza dell’anima e di ogni benefico influsso con la stessa luminosità , che alcune stelle nelle notti d’estate attirano i nostri occhi e portano fortuna, benessere, serenità, la stessa che percepisce il cliente in ogni movimento quando entra nel bar Casina delle rose e partecipa ad un aperitivo di baroccheggiante location, gusta un caffè nella tazzina accarezzata dalle manine leggiadre di Erika che ha trasformato la pausa dalla routine quotidiana spesso tediosa e poco divertente, in una sorprendente avanguardistica e variegata novità dal sapore metropolitano.