Il Centro Culturale "Aldo Moro", ha cambiato gestione da alcuni mesi. Una nuova gestione che qualcuno definirebbe "privata", magari gridando allo scandalo della privatizzazione della cultura. Se non fosse che questo gruppo di uomini e donne, non perseguono ciò che nel pensiero comune dovrebbe perseguire il privato, ossia il lucro, il guadagno, ma perseguono una sorta di alfabetizzazione culturale della nostra città.
E lo fanno, non proponendo spettacoli, il cui applauso risulterebbe facile, grazie ad una battuta banale o alla riproposizione di ciò che siamo abituati a vedere sui nostri teleschermi. Lo fanno proponendoci, scrittori, musica, mostre, laboratori, "alternativi". Il linguaggio non è semplice, il messaggio non è mai banale, i laboratori tentano di insegnarti qualcosa di nuovo e non un semplice intrattenimento pomeridiano.
Loro i ragazzi del Centro Culturale "Aldo Moro", ci stanno provando davvero a proporre "cultura" a San Salvo, intesa come la proposizione di idee e fatti che mettono in dubbio la nostra quotidianità, con nuove idee, nuovi linguaggi, finendo per rafforzare ciò che siamo o per farci comprendere che qualcosa non va. Ma che segnano comunque un percorso di crescita personale e sociale.
Ieri l'incontro con Felice Di Lernia, scrittore pugliese, che ha presentato "Mio fratello è figlio unico (ma ha molti follower)", intervistato da Marisa D'Alfonso con letture di Domenico Galasso, in cui si è parlato di relazioni sociali e del loro mutamento, cercando di offrire una spiegazione a ciò che ci sta avvenendo, del perchè troppo spesso siamo in lacrime davanti al maltrattamento di un animale e non susciti in noi alcun imbarazzo la morte per fame di un bambino. Uno dei tanti incontri con scrittori, proposti dallo scorso inverno con l'appuntamento "Have a nice book".
Probabilmente in un Paese che non legge, proporre in un sabato pomeriggio l'incontro con uno scrittore, sa davvero di un successo utopico. Ma loro ci stanno provando, non desistono. Poca folla, ma le facce che vedi hanno occhi illuminati da una gioia che nasce dal trovare nelle parole appena ascoltate un riscontro con ciò che pensi, con ciò che sei.
Si esce da questi incontri con tanta voglia di leggere, con nuovi titoli a cui attingere, nuove parole in un vocabolario personale, che grazie ai nuovi mezzi di interazione sociale sta regredendo ad un "I like" o ad un "pollice verso".
Frequentare questo luogo di cultura è una possibilità, coglierla una nostra scelta.