No Biometano, una nuova lotta civile per la salvaguardia del territorio

Dove non arriva la politica subentrano ormai troppo spesso i cittadini

Antonia Schiavarelli
09/03/2016
Attualità
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Si sta preparando l'ennesima lotta per la salvaguardia dei propri diritti, in questo caso il diritto a vivere in un territorio sano e ambientalmente sosteninibile.

E' quello che chiedono i membri del Comitato No Biometano di Montalfano, costituito per rappresentare i cittadini di quella parte di territorio, stufa di vederlo maltrattato e munto, a livello ambientale, all'inverosimile. Ciò che temono maggiormente i cittadini è che questi luoghi diventino il punto di riferimento non solo per le aziende locali, le cui attività sono facilmente "monitorabili", ma anche di altre regioni.

Su un fazzoletto di terra di poche migliaia di metri quadri, si concentrano, infatti, quattro "bombe" ambientali: gli impianti della Stogit, il Consorzio Civeta, la Laterlite, e gli impianti della Amadori, che seppur nel rispetto di tutte le normative, costituiscono degli destabilizzatori ambientali per l'intero territorio.

I membri del Comitano No Biometano, chiedono semplicemente che non venga posto a Montalfano un nuovo impianto, che per quanto a norma, creerebbe l'ennesimo avamposto di precarietà ambientale.

Ieri durante una riunione, si è deciso di chiedere una visita al presidente della regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, per far meglio comprendere la situazione ambientale di questi luoghi. Nell'arco di 40 chilometri quadri, troviamo infatti:

Il Consorzio Intercomunale Civeta, dove si trovano tre discariche, un impianto di compostaggio, una piattaforma ecologica e presso il quale è in fase di progettazione una Centrale a Biometano, per lo smaltimento dei rifiuti organici che vengono qui conferiti;

La Laterlite, un impianto di produzione di argilla espansa, prodotta anche grazie alla combustione di rifiuti speciali pericolosi, circa 20 mila tonnellate l'anno;

Alcuni impianti della Amadori, con i conseguenti "odori" che si propagano nell'aria nell'area circostante;

Una discarica di rifiuti tossici e nocivi dell'ex Consorzio Industriale;

Gli impianti del metano della Stogit;

Potrebbero essere proprio questi ultimi il cavillo burocratico che non permetterebbe l'installazione su quel sito di un impianto a Biometano, a causa dell'area di rispetto che bisogna osservare tutto intorno agli impianti della Stogit.

Se tutte queste strade, non sortissero l'effetto sperato, ossia, l'abbandono del progetto di costruzione di una centrale a Biometano, i cittadini del Comitato sarebbero disposti anche ad un'azione di forza con una manifestazione sulle principali arterie di comunicazione del vastese.

Entro metà marzo, sarà nuovamente riunita la Conferenza dei servizi, rinviata per l'assenza della ASL, a cui è richiesto un parere inerente la salubrità di questo tipo di impianti. I consigli comunali dei comuni interessati, compreso quello di San Salvo, hanno già espresso il loro parere negativo.

Resta incomprensibile come sia possibile che determinate decisioni, inerenti l'ambiente in cui si vive, possano passare sulla testa dei cittadini, senza che essi abbiano la possibilità di dire no, a modifiche importanti del proprio vivere quotidiano.

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