Don Luigi Ciotti "L'omertà uccide la verità e la speranza"

Incontro di don Luigi Ciotti sulla legalità

Antonia Schiavarelli
27/05/2016
Attualità
Condividi su:

Oggi è stata una giornata importante per tutto il vastese, grazie all'incontro organizzato dall'Univerisità delle Tre Età di Vasto con don Luigi Ciotti, fondatore di due associazioni che fanno dell'Italia un Paese in cui la legalità è ancora argomento cardine dell'agire quotidiano, il Gruppo Abele e Libera.

Don Luigi Ciotti è giunto presso il Liceo Artistico accompagnato da don Alberto Conti della Diocesi di Trivento, salutando tutti coloro che incontrava, stringendo le mani di quanti normalmente i notabili trascurano, si è recato nelle aule a far visite inattese, "ho voluto vedere le vostre aule, i luoghi in cui studiate, sono bei posti, bravi". Il calore della sua personalità ha pervaso l'intero istituto. 

Un auditorium gremito lo ha accolto con una standing ovation, accolto dalla dirigente Maria Luisa Di Mucci, dalla presidente della UNITRE Margherita Giove e dalla responsabile alla cultura dell'associazione Stefania Siviero, seguita da un momento musicale al pianoforte eseguito da due studenti Michele ed Alessio, "Grazie per la vostra musica, la musica è la saldatura tra la terra e il cielo tra il bene e il bello", ha affermato don Ciotti, portando con sè i due ragazzi al tavolo dei relatori, "Diffidate dei navigatori solitari, io rappresentò un noi non un io. Siamo chiamati ad unire le forze degli onesti, così solo così sarà possibile un percorso di cambiamento. Quest'anno festeggeremo i 50 anni del gruppo Abele. Quando cominciammo a Torino si diceva che il problema riguardava solo qualche ragazzo, la politica la società non voleva aprire gli occhi". 

Don Ciotti ha parlato di legalità parola abusata "Non facciamo un idolo della legalità, uno strumento di potere e non di giustizia. È diventata una parola che ci hanno rubato, svuotata nel suo senso e nel suo significato. La corruzione in Italia ha toccato vertici impressionanti. Parliamo di legalità ma ad una condizione non è un valore ma un prerequisito. La saldatura tra la responsabilità dell'io e la giustizia del noi. Liberare il paese dalla corruzione è un imperativo.Tutti abbiamo bisogno di fermarci e di riconoscere la via maestra del cambiamento".

Questa strada secondo don Ciotti è la conoscenza, la scuola, la famiglia, hanno questo dovere, "In Italia ci sono 6 milioni di analfabeti".

Ha poi ricordato come nacque Libera, era il 1992, quando dopo le stragi che portarono alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, associazioni , liberi cittadini, decisero di unirsi. Libera nacque ufficialmente nel 1995, ma le sue origini sono nel sangue versato da Falcon e Borsellino e dagli agenti delle loro scorte. "Difronte alle stragi non bisogna commuoversi ma muoversi. Non possiamo essere cittadini ad intermittenza, dobbiamo diventare cittadini responsabili. Il 75% dei familiari delle vittime di mafia non sanno la verità. La verità chiama in gioco prima della nostra intelligenza la nostra coscienza.
C'è chi ha visto, c'è chi sente, ma l'omerta uccide, le verità e le speranze, nelle scuole, sulle nostre strade. Abbiamo bisogno di imparare ad avere più coraggio. Quando vediamo certi atteggiamenti non bisogno tacere, se c'è un danno una sofferenza bisogna intervenire - ha continuato don Ciotti - Ho due riferimenti che mi sono cari, il Vangelo e la Costituzione Italiana, c'è molta politica nel Vangelo quando denunciano i soprusi le violenze, e c'è molto Vangelo nella Costituzione quando stabilisce il diritto all'uguaglianza tra le persone, per questo bisogna guardare verso il cielo senza distrarsi dalle responsabilità che abbiamo in terra. Perchè il problema più grave non è tanto chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare".

"Tutta la città deve sentire che la dimensione educativa ha bisogno di tutti. Ognuno può portare il suo contributo. Sono 2.300.000 i nostri ragazzi che non studiano e non lavorano, dove vanno chi se ne occupa? Nei primi 5 anni delle superiori si perde 1 ragazzo su 3 chi se ne occupa? Sono 4,5 milioni le persone che versano in uno stato di povertà assoluta".
"Abbiamo solo questa vita per amarci, per lottare contro l'indifferenza e la rassegnazione. Sono venuto per dire che è possibile cambiare diventare segno di speranza. Auguro a voi di vivere non di lasciarvi vivere, di riempire la vita di vita, di senso, di ricerca di significato, di essere anche voi costruttori di speranza".

Parole che colpiscono quelle di don Ciotti, in un territorio di confine, dove il filo tra legalità e illegalità è molto sottile e girarsi dall'altra parte è sempre più facile.

Riprese e montaggio di Marco Sciullo

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: