L’elisir Artemide è un amaro davvero unico al mondo, che piace anche alle donne per il suo gusto amaro ma non troppo e non esageratamente alcoolico. La particolarità di questo amaro risiede in uno dei suoi ingredienti principali e che lo contraddistingue da tutti gli altri, il vino cotto.
L'Elisir viene ottenuto dall'azienda agricola cupellese a conduzione familiare per la produzione di uva, olio e cereali di Cicchini Alberto e Ferrante Luisa.
Per ottenere l’elisir Artemide occorrono ben 63 mesi, non un mese di meno. La famiglia Ferrante vanta una tradizione di vino cotto di almeno quattro generazioni. Circa quaranta anni fa, un amico di famiglia diede loro una ricetta di un amaro che era sacrosanto per i bruciori di stomaco e per la digestione e che aveva come base il vino cotto, un erba spontanea “segreta” e un dato quantitativo di zucchero per contrastare l’eccesso di amaro della pianta. Una volta verificato l’effetto benefico sullo stomaco, ogni anno la famiglia produceva l’amaro per i fabbisogni personali. Da circa quattro anni l’azienda di Montalfano ha deciso di produrlo su larga scala. E prima di portarlo in commercio ha interpellato un tecnico dell’Amaretto di Saronno e un enologo per cercare il rapporto migliore di vino cotto, erba e zucchero per ottenere “un amaro perfetto”. Dopo aver perfezionato il prodotto l’azienda ha cercato la bottiglia, il tappo e l’etichetta in grado di distinguerla in maniera netta rispetto a ogni altro amaro in commercio. È stata scelta un’elegante bottiglia scura con un tappo dosatore non a vite e un importante etichetta in “peltro” (un metallo fatto di stagno, rame e altri metalli) sia sul davanti sia sul retro. Le prime bottiglie avevano l’etichetta di carta.
L e prime fasi di lavorazioni passano per l’ottenimento del “mosto cotto” (utilizzato per il ripieno di alcuni dolci tipici del vastese come i calcionetti e i celli pieni) con la cosiddetta “interziatura”. L’uva, appena raccolta, viene pigiata, passata sotto il torchio e subito (non si può aspettare perché altrimenti inizia il processo di fermentazione e di scissione dei gli zuccheri) messo a cuocere con due o tre melecotogne per aromatizzare dentro delle caldare di rame all’aperto. Possono occorrere anche più di dieci /dodici ore di cottura. Deve restarne solo un terzo di prodotto. Una volta raffreddato viene mischiato a due terzi di “mosto fiore” (mosto fresco). È importante che la fermentazione inizi dentro l’ambiente del mosto cotto. Dopo la fermentazione (che si completa nell’arco di un mese), si lascia riposare con le fecce in modo che si continui a insaporire grazie a queste. A metà primavera si procede con la svinatura ossia si toglie dai barrique che viene lavato e disinfettato e poi viene rimesso in queste speciali botti e lasciato riposare per almeno 5 anni. Una volta, il vino cotto così ottenuto accompagnava i pasti principali.
Conclusa la fase d’invecchiamento, si travasa in contenitori di acciaio e vi si aggiunge l’erba amara e lo zucchero e si lascia in infusione a freddo per altri mesi. Non si aggiungono additivi di nessun genere e né alcool. Il risultato finale è un amaro con soli 15 gradi e dal sapore molto gradevole in quanto è “amaro” ma non troppo e in più aiuta la digestione e i bruciori di stomaco. Provare per credere!
Per il momento si può trovare o nel punto di vendita diretta a Cupello in contrada Montalfano, 49 e presso il Caseificio Tre Monti, l’azienda agricola Lorena, Roberti e tanti altri esercizi di San Salvo, Vasto e Lanciano.
“Non c'è al mondo delizia maggiore del profumo della vite in fiore.” (Plinio il Vecchio")