Maria Di Iorio 101 anni, la straordinarietà nell’ordinarietà

Storie di vita

Maria Napolitano
05/09/2016
Territorio
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Classe 1915, Maria Di Iorio è una sansalvese verace che in questi giorni ha compiuto la bellezza di 101 anni. È una donna che ha ancora tanta voglia di vivere. Un mese e mezzo dopo aver compiuto cento anni, si è rotto il femore e nell’arco di quaranta giorni è stata operata due volte. Prima di entrare in sala operatoria a cento anni si è fatta fotografare facendo il segno di vittoria. Fa sempre gli esercizi e cerca di alzarsi perché vuole presto tornare a camminare. Lei stessa si ricorda le medicine da prendere ogni giorno. Oggi a 101 anni Maria è sempre circondata dall’affetto dei propri cari.

Quando era bambina, nei giorni di festa, stava fuori dalla mattina alla sera insieme alle sue amiche. Rientravano a casa solo per mangiare. “Due fichi secchi e un po’ di ceci abbrustoliti ” ed era festa. Ci si riuniva in piazza e a casa di Aurelio Artese si prendevano dei libri in prestito e poi si riportavano e chi era in grado, leggeva per tutti. Se non c’era un libro da leggere, si raccontavano le favole.

A dieci anni si era già grandi e si doveva collaborare nel ménage familiare, campagna, casa e occuparsi dei fratelli più piccoli. Una volta, quando aveva solo dodici anni, la mamma si era dovuta operare a un dito ed era impossibilitata a fare le faccende di casa. Maria si è dovuta sostituire in tutto e per tutto alla mamma anche nell’accudire la sorellina appena nata (fare il pane per tutta la settimana, cucinare, lavare i panni della famiglia con acqua e cenere, prendere l’acqua alla fonte, imboccare, prendere in braccio e cambiare la piccolina,ecc.).

Il 5 novembre del 1938, don Oreste Artese ha celebrato il suo matrimonio con Camillo Silvestri conosciuto tramite “Masciater” (l’ambasciatore). All’inizio non lo voleva. “’Nn l vuje ca è nu cafen” ( Non lo voglio perchè è un cafone). Uno zio senza figli che le voleva bene come a una figlia, l’aveva convinta “Hai ventitré anni che devi andare facendo, lui ti devi prendere”.

Nel 1939 è nata la prima figlia al settimo mese di gravidanza. La “mammina del paese donna Emma”, nonché sua cugina acquisita, le aveva insegnato a fare un’incubatrice in casa. La bambina, tra una poppata e l’altra, veniva posta dentro una culla riempita di bottiglie di acqua bollente. Quando San Salvo è stata bombardata, Maria e la sua famiglia si sono rifugiati nel paese del marito, Cupello e quando è stata bombardata Cupello sono tornati a San Salvo dove oramai era passato. Dopo la nascita della prima figlia, il marito è dovuto partire per la seconda guerra mondiale.  Travestito da donna, tutto sporco e pieno di pidocchi per sfuggire ai tedeschi è tornato da Fiume a piedi e in piena notte. Nel frattempo il secondo figlio era diventato grandicello e vedendolo a letto della mamma e non riconoscendolo gli aveva intimato con un coltellino di andarsene.  Nel 1950 è nata la terza figlia.

Ho passato il bene e il male”. Dopo ver sposato i figli, si è fatta diversi viaggi e ha vissuto uno dei momenti più belli della sua vita. “Prenotava, faceva la valigetta e partiva”. Nel 1982 il marito Camillo ha avuto un infarto e poi ha avuto tutta una serie di problemi di salute che l’ha portato a essere invalido. Maria tutta sola per diciotto anni ha assistito il marito. Non ha voluto l’aiuto di nessuno, neanche dei figli perché diceva che ce la faceva da sola. Tutti i giorni una volta sistemato il marito, se ne andava a messa e “pregavo sempre Gesu Cristo e la Madonna. Guardavo Gesù in croce e dicevo “Aiutami, dammi la forza e il coraggio”. Nel 2000 l'adorato marito è venuto a mancare.

Una delle sue passioni è lavorare all’uncinetto. È sempre stata molto precisa e se il lavoro non veniva come diceva lei, smontava e ricominciava daccapo. Ha anche regalato un centrotavola al sindaco Tiziana Magnacca quando è andata a casa sua per farle gli auguri per il compimento dei cento anni. Finché non si è rotta il femore, amava anche impastare la pasta tutti i giorni e la domenica per tutta la famiglia che si riuniva a casa sua. Nell’impasto aggiungeva un cucchiaio d’olio per ogni chilo di farina di grano duro e dice che la pasta per essere buona va impastata piuttosto dura.

Alla domanda qual è il segreto per arrivare a cento anni lei risponde “Bisogna pregare Gesù e la Madonna e dire a ogni giorno sii il benvenuto. Ho sempre mangiato tutto ma con moderazione, anzi piuttosto meno che più. Senza la fede non si campa”.

"Ha un cuore grande. Se le chiedevi 10 mila lire ma in quel momento non le aveva ti diceva di aspettarla. Poi andava dalla sua vicina se li faceva prestare e te li dava felice" 

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