Filippo Notarangelo, poverissimo ma onesto

Storie di vita

Maria Napolitano
20/11/2016
Territorio
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Shor Flepp Nutarangil” (Nonno Filippo Notarangelo) negli anni '60 e inizi '70 era un personaggio che caratterizzava il quartiere dell’attuale piazza Europa e delle vie del circondario. Si contraddistingueva per i suoi folti baffi bianchi. Molti bambini si divertivano a fargli degli scherzi andando a bussare alla sua porta e Filippo li rincorreva con un boccaletto di acqua.  Altri bambini avevano paura di lui, tant’è che le mamme quando volevano tenere buoni i figli dicevano: “Mo vaj a chiamà shor Flepp” (adesso vado a chiamare nonno Filippo).

Ma chi era Shor Flepp? Tempo fa una sua nipote ha postato su “sei di San Salvo se” una sua immagine e ho chiesto a lei e a due sue cugine che ora vivono a Lentella di raccontarmi la storia del loro nonno.

Notarangelo Filippo è nato il 14 febbraio del 1885 ed era originario di Vasto. Come spesso accadeva a quei tempi, aveva trovato moglie tramite “lu mmasciateur” (chi combinava matrimoni). Si era sposato nel 1914 qui a San Salvo con Teresa Torino. Hanno avuto tre figlie Maria, Vitalina e Michelina.

Ogni giorno, con la zappa e il bidente sulle spalle andava a lavorare nelle campagne degli altri. Come si soleva dire “andava a giornata” che alla fine era un sinonimo di vivere alla giornata. Per diversi anni Filippo e la sua famiglia hanno vissuto in case in affitto. Col tempo è riuscito a comprarsi una casetta davvero minuscola composta da un cucinino e una camera da letto. L’ arredo della cucina era composta da un tavolo con qualche sedia, un incavo all’interno del muro (“lu scutullar”)e dei chiodi su cui erano appesi  che fungeva da scolapiatti. E in camera da letto il letto e una cassapanca di legno (la “cash” ancora conservata da una delle sue nipoti). Per riscaldarsi aveva un camino e un braciere. Ma nonostante le dimensioni minuscole della casa, quando le figlie si sono sposate, in quei pochissimi metri quadri si riunivano intorno al braciere fino a 15 persone con un bagliore di luce e fichi secchi, ceci abbrustoliti e castagne arroste . Shor Flepp conosceva un sacco di favole e con queste animava le serate in compagnia. Le sue nipoti conservano ancora il ricordo delle sue storie “Ciuciaril e virtcchiel”, “la pagnott di pan ch scapp”, “lu lupricc” e tante altre. Non basterebbe una giornata per farcele raccontare! “Quanto erano belle e spensierate quelle serate”.

Quando c’è stato il fronte a San Salvo, per fame, saliva sul retro dei camion di cibarie dei tedeschi e faceva scendere i sacchi di patate non solo per lui ma anche per chi capitava lì in quel momento. A un certo punto i tedeschi se ne erano accorti ed erano andati a cercarlo a casa. La moglie, per non farlo trovare, l’aveva nascosto dentro la cassapanca e ci aveva fatto sedere sopra le figlie.

Era un tipo molto allegro e scherzoso. Un periodo per far spaventare i bambini si era procurato delle vecchie scarpe di bambini e quando gli andavano a bussare, le mostrava e faceva intendere che se li era mangiati, “volete fare la stessa fine?”.

Nel 1963 ma moglie è venuta a mancare. In seguito ha potuto usufruire della pensione di vecchiaia e nella distribuzione delle terre del bosco Motticce a tutti i sansalvesi, ha avuto la possibilità di coltivarsi un terreno tutto suo.

Non ha mai posseduto un mezzo di trasporto. Fino alla fine, anche per andare a zappare la sua terra, andava a piedi.

Di domenica non andava mai a lavorare, si rivestiva a festa e andava a messa. Aveva sempre un pettinino in tasca per pettinare i suoi baffi.

Il 6 giugno del 1976 è venuto a mancare e le sue nipoti conservano di lui un dolcissimo ricordo.

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