In principio, prima della creazione, era il Verbo, divino, dinamico e vivo. Era con Dio ed era Dio (cfr Gv 1,1-3). Con queste tre brevi affermazioni, siamo condotti al mistero stesso del nostro Dio, Uno e Trino. Ci è dato conoscere che il Verbo divino ha origine nell’eternità di Dio, vive in un’unione particolare e ineffabile con Dio, è Dio stesso, uguale al Padre e non subordinato o inferiore.
A Natale il Verbo, personale e trascendente, è sceso dalla Sua dimora celeste perché Dio fosse presente, in carne e ossa, sulla terra e per insegnarci a conoscere direttamente il Padre, che Lui solo aveva visto (cfr Gv 1,18). Il Verbo, infatti, è da sempre e per sempre il Figlio Unigenito e prediletto di Dio. Nel Bambino di Betlemme si trovano unite la divinità e l’umanità. In Lui vediamo la gloria di Dio brillare attraverso la Sua umanità. Ma l’identità del Figlio col Padre, come vedremo da grande, è espressa nell’obbedienza completa rivelata nel sacrificio, nel dono totale di sé. S’intravede qui l’umiltà della Trinità, così come è manifestata nella carne mortale di Gesù il Cristo.
Parlandoci del Suo legame con il Padre, Gesù vuole attirarci a sé per fare di noi i Suoi discepoli e figli di Dio. Vuole insegnarci che la nostra vita deve riflettere, nella condizione umana, la vita della Trinità, quella stessa di Dio, se vogliamo ricevere i Suoi doni apportatori di salvezza (cfr Tt 2,11). Ancora una volta viviamo nell’oggi della Santa Liturgia lo straordinario mistero dell’Incarnazione. A Natale cessa il silenzio di Dio dei secoli eterni e la Parola inaugura il nuovo rapporto tra Dio e gli uomini. La Parola che era Silenzio si è “fatta carne” (Gv 1,14) per coinvolgere silenziosamente tutti gli uomini nell’Oltre di un Silenzio pieno di vita.
Il Verbo di Dio ha preso volto in Gesù, ne ha assunto il corpo, la voce, lo sguardo, perché noi potessimo incontrarLo, vederLo, toccarLo. Oggi il Verbo, per farsi carne nell’umanità di questo nostro tempo, chiede a me e a te di essere il Suo volto, voce e corpo di quella Parola uscita dalla bocca di Dio per essere luce sul cammino di ogni uomo e donna. Niente, però, succederà nemmeno in questo Natale se non apriamo il cuore e facciamo entrare “la luce vera” (Gv 1,9). Nemmeno Dio, infatti, è capace di entrare in un cuore chiuso e ripiegato su se stesso. Il dramma che può accadere è dato dal rifiuto, dalla chiusura e dall’indifferenza (cfr Gv 1,11). Dio, in Cristo, ha parlato un linguaggio totalmente diverso dal nostro. Ha capovolto la nostra scala di falsi valori con l’umiltà e la gratuità. Due proposte non facili!
Con la Sua Incarnazione invita, pertanto, a cambiare i nostri valori e a trasformare così la nostra società. SeguirLo diventa perciò scandalo e follia per tutti quelli che la pensano diversamente.
Il prestigio, l’élite, le caste non hanno niente a che fare con il Regno, dove prevale il servizio e nel quale la vera fortuna consistono nel far felice chi non può restituire il favore, né ricompensare. Come nella vita inondata di luce di Maria, così Dio fa grandi cose in ogni tempo e in ogni uomo che si apre a Lui. Beati, perciò, tutti quelli che accolgono questa Vita e sentono la gioia di celebraLo ancora una volta. La nascita di Gesù ha dato all’umanità tutta la certezza che Dio non lo abbandonerà mai. Anche se i monti si spossassero, l’affetto di Dio non muterebbe, né vacillerebbe la Sua alleanza di pace, perché in Gesù Dio ha mostrato tutta la Sua misericordia per ogni uomo.