'La nobile arte del bluff', di Colson Whitehead

24/12/2016
Informazione Aziendale
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“Ho una faccia da poker perché sono mezzo morto dentro”. Esordisce così l’ultima fatica letteraria di Colson Whitehead, forse sotto l’influenza del suo libro precedente, Zona Uno, romanzo ambientato in una New York alle prese con zombie e morti viventi. La nobile arte del bluff è però una storia vera, vissuta in prima persona da Whitehead, grazie alla quale lo scrittore americano ci regala il settimo libro della sua carriera.

Colson Whitehead si è fatto conoscere nel 1999 con il suo primo romanzo, L’intuizionista, che ha raggiunto un buon successo anche in Italia, e da allora ha scritto altri sei libri che hanno ricevuto diversi premi negli Stati Uniti. La nobile arte del bluff è la sua seconda opera non fiction, che segue la raccolta di saggi sulla sua città natale Il colosso di New York.

La nobile arte del bluff, uscito in Italia nel 2016, affonda le sue radici nel 2011, quando il blog sportivo Grantland fa a Whitehead la classica proposta che non si può rifiutare. Gli offre 10mila dollari per iscriversi ai tornei delle World Series of Poker (WSOP) di Las Vegas e realizzare poi un reportage su questa sua esperienza. Per un giocatore di poker sportivo, le WSOP sono l’equivalente dei mondiali di calcio per un calciatore, o di un torneo slam per un tennista. Le WSOP sono l’Olimpo del poker e Whitehead, giocatore di poker amatoriale, decise di accettare l’offerta.

In più, come scrittore ed esperto narratore di storie, non poteva lasciarsi sfuggire questa occasione, che a tutti gli effetti era una scommessa. I 10mila dollari dovevano infatti essere impiegati interamente per iscriversi ai tornei, mentre per la scrittura del reportage non era previsto alcun compenso. Insomma,poteva vincere anche milioni di dollari e tenerseli tutti, così come tornarsene a casa a mani vuote, come in effetti è stato. Zero vittorie per Whitehead, che però ha messo in valigia tanta esperienza e tante storie da raccontare, che sono confluite nel suo libro.

Lo scrittore, prima di tuffarsi in questa impresa, giocava a poker da almeno vent’anni, ma le sue esperienze erano limitate a tornei tra amici, in cui in effetti poteva far valere la sua faccia da poker. Ma quando ci si siede ai tavoli delle World Series of Poker avere la faccia giusta non basta e per lui è arrivato il momento di allenarsi per l’evento.

Si è recato ad Atlantic City, la seconda meta del gioco americana dopo Las Vegas, dove ha partecipato a innumerevoli tornei per fare pratica. Ha inoltre ingaggiato una poker coach con molta esperienza nelle WSOP e si è poi dedicato allo studio di libri sul poker, tra cui quello di Daniel Negreanu, il giocatore di poker sportivo più vincente della storia. Negreanu è un giocatore professionista canadese che vince tornei dalla fine degli anni ’90 e questo gli ha meritato l’ingresso nel team dei professionisti di PokerStars, la piattaforma di poker online numero uno al mondo.

Daniel Negreanu ha vinto inoltre ben 6 braccialetti WSOP (le “medaglie d’oro” delle World Series of Poker) e la lettura dei suoi libri è stata una tappa importante per la formazione di Whitehead e il suo avvicinamento al mondo del poker professionistico. Un avvicinamento che è avvenuto e che, pur non avendolo portato a piazzamenti a premio, gli ha permesso di descrivere con puntualità il mondo del poker professionistico, decisamente cambiato rispetto al secolo scorso.

Le World Series of Poker sono oggi frequentate da migliaia di giocatori, che in molti casi cercano di approcciarsi ai tornei in maniera professionale. Tornei in cui bisogna dimenticare l’aria poco rassicurante che trasuda dalle classiche descrizioni cinematografiche o realizzate da non addetti ai lavori, tornei in cui non è difficile incontrare gente di tutti i giorni, dal dentista al promotore finanziario. Il poker sportivo è diventato popolare negli Stati Uniti e a questo hanno contribuito film come Il giocatore (con Matt Damon), ma anche la vittoria delle WSOP 2003 da parte di un semisconosciuto come Chris Moneymaker, che ebbe una forte eco anche in Europa.

Una popolarità, quella del poker sportivo, che forse anche La nobile arte del bluff contribuirà a rafforzare, grazie all’immagine che ne dà l’autore. Il poker sportivo viene visto da Colson Whitehead come una metafora della vita. È infatti una disciplina che nel lungo periodo premia lo studio, la disciplina, la capacità di prendere decisioni, ma in cui i singoli episodi possono essere decisi dalla fortuna. Un aspetto, questo, che è ben descritto dallo scrittore newyorkese, restituendoci una immagine tipicamente americana e pragmatica del texas hold’em: un gioco mentale, di abilità, che in molti casi riesce ad attrarre menti fuori dal comune.

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