Non rientra l'emergenza idrica. L'Alto Vastese ha sete.

Francesco Bottone
30/08/2007
Attualità
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ALTO VASTESE - Permane lo stato di emergenza idrica anche nei centri dell'Alto Vastese, paesi notoriamente ricchi di sorgenti di acqua potabile, almeno in passato. L'inverno anomalo, caratterizzato dalla mancanza assoluta di precipitazioni nevose, e la successiva stagione scarsa di piogge, ha ridotto drasticamente le risorse idriche a disposizione e anche le sorgenti montane sono ormai in secca, quelle stesse che un tempo invece erano sufficienti a coprire non solo il fabbisogno interno, ma addirittura approvvigionavano di acqua altre zone della provincia e della regione. Una delle peggiori annate che si ricordi a memoria d'uomo, e la siccità sembra dover durare ancora a lungo, almeno stando alle previsioni degli studiosi. Anche nelle chiese, domenica scorsa, nel corso delle celebrazioni eucaristiche, si è pregato perché i ''cristiani sappiano stimare l'acqua, dono di Dio creatore e fonte di vita''. Nei centri dell'entroterra Vastese la scarsa disponibilità di acqua potabile si è avvertita maggiormente in questo periodo di ferie, durante il quale la popolazione dei residenti è aumentata esponenzialmente per via del consistente flusso turistico. In alcuni comuni, dopo il ricorso al drastico razionamento, con l'erogazione assicurata soltanto per alcune ore durante la giornata, come ad esempio a Castelguidone e Castiglione Messer Marino, vista l'eccezionale emergenza, si è optato per l'approvvigionamento diretto degli acquedotti medianti vere e proprie 'iniezioni' di acqua potabilizzata. Le autobotti da trecentocinquanta quintali hanno fatto la spola, durante la due settimane a cavallo di Ferragosto, per rifornire di acqua i centri montani. Ciò ha assicurato l'erogazione nelle abitazioni per almeno mezza giornata. L'acqua immessa nella rete idrica è quella proveniente dal potabilizzatore di Termoli, l'impianto che rende adatte al consumo umano le acque dell'invaso del Liscione nel vicino Molise. Un'operazione per la quale i singoli comuni hanno dovuto affrontare dei costi affatto irrilevanti. Basti pensare che ciascuna autobotte, di quelle più grandi, con una capienza di 350 quintali, ha un costo che si aggira intorno ai tremila euro. Comuni come Schiavi di Abruzzo, per garantire un minimo di servizio, hanno acquistato diverse autobotti di acqua potabilizzata, affrontando una spesa di una certa entità.

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