La domenica che ci apprestiamo a vivere ci conduce ad affrontare un tema tanto antico quanto apparentemente irrilevante per la nostra vita quotidiana: la lebbra. Difficilmente riusciremmo senza l'aiuto di Wikipedia a descrivere gli effetti, la prognosi e le modalità di trasmissione di tale malattia, una delle più temute nel mondo antico, la più citata nella Bibbia.
Ascoltando la prima lettura rimaniamo stupiti dalla severità con cui si trattano i lebbrosi: isolamento, esclusione sociale, impurità religiosa...sono solo alcuni degli effetti che la lebbra comportava. L'origine di tale repulsione è da cercare nella manifestazione di tale patologia: l'insensibilità cutanea, la cancrena e la necrosi dei tessuti, i dolori atroci e la morte quasi certa (sebbene non immediata) ne facevano una malattia temibile, tanto che i lebbrosi erano anche detti i "morti viventi".
A fronte di questa breve e incompleta descrizione del fenomeno, possiamo ora considerare la prudenza manifestata dalla prima lettura e l'intensità emotiva del Vangelo.
Gesù viene avvicinato da un lebbroso, e già questo gesto contraddice le norme religiose di Israele. La penosa condizione di quest'uomo e le parole cariche di fiducia ("Se vuoi, puoi purificarmi") sconvolgono le viscere divinoumane di Gesù ("ebbe compassione"). Capace di guarire con la sola parola, Gesù fa un gesto volutamente provocatorio: lo tocca. Secondo le norme bibliche, Gesù stesso è divenuto così impuro per via del contatto con l'impurità, ma ormai il Vangelo di Marco ci ha abituati a un contrasto crescente tra Gesù e le autorità religiose e la Legge, le quali invece di avvicinare l'uomo a Dio l'allontanano sempre più.
Il caso del lebbroso è dunque un caso speciale, paradigmatico della predicazione di Gesù. Le caratteristiche e gli effetti della lebbra, per certi versi, sono molto simili a quelli del peccato (di cui la Legge voleva essere rimedio): esclusione, divisione e infine morte spirituale certa. Gesù viene a sanare questa situazione non con una separazione (che, tuttavia lascia tutto inalterato, se non peggio) ma con una piena assimilazione alla condizione del peccatore: il gesto del contatto manifesta questa piena partecipazione alla condizione del lebbroso.
Verrebbe da chiedersi di quale lebbra siamo infetti attualmente nella nostra vita, cosa ci separa, cosa ci conduce alla morte e all'esclusione. Proprio in queste pieghe cupe e oscure della nostra esistenza chiediamo al Signore di toccarci, di agire secondo la sua volontà ("Se vuoi..") che è sempre e perennemente volontà di amore.