Educazione finanziaria in Italia, è allarme rosso

09/05/2018
Attualità
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Le incongruenze del popolo italiano in materia di acquisti sono davvero tante. Se si tratta di acquistare il nuovo modello di smartphone o il nuovo accessorio da un e-commerce vanno alla ricerca di informazioni sui siti, confrontano i prezzi, sono attenti a scovare le giuste recensioni e a fare le giuste domande. Mediamente, quasi tutti gli italiani sono in grado di distinguere Samsung e Apple, ma quasi nessuno riconosce la differenza tra un’azione e un bond.

A lanciare l’allarme è il direttore generale della Feduf Giovanna BoggioRobutti. La Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, nata su iniziativa dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), ha fotografato il grado d’istruzione economica degli italiani, evidenziando che, nonostante una buona propensione all’investimento, i risparmiatori presenti sul territorio nazionale non possiedono un’adeguata educazione finanziaria. Non un dato da sottovalutare, dal momento che, secondo gli esperti, avere buone basi informative ed educative è uno dei sei principi cardine per avere successo nel complesso mondo degli investimenti.

La mancata conoscenza di clausole, spese e meccanismi che regolano il mercato finanziario non mette certo al riparo i risparmiatori da spiacevoli sorprese, da spese imprevisti e da investimenti che possono rapidamente trasformarsi in fallimenti a causa di una gestione poco avveduta. All’investitore medio mancano quindi gli strumenti pratici alla base del mondo finanziario e spesso anche le operazioni pratiche più comuni, come la gestione del bilancio domestico, la sottoscrizione di un mutuo o l’investimento di una parte dei risparmi può avvenire alla cieca, nella più totale fiducia dei consulenti messi a disposizione delle banche e dagli altri istituti eroganti, che nel corso degli anni hanno più volte approfittato della mancanza di educazione finanziaria dei propri clienti.

E il quadro che emerge da un rapporto Consob del 2016, la situazione è davvero tragica se paragonata alle altre nazioni dell’Unione Europea. In Italia, solo 40 cittadini su 100 conoscono correttamente alcuni concetti basilari della finanza, come ad esempio l’inflazione, ma a preoccupare maggiormente, come evidenzia una ricerca curata dal Museo del Risparmio, è una palese differenza di genere, dal momento che solo il 50% della popolazione femminile si dichiara competente in materia, percentuale decisamente inferiore al 68% degli uomini. «L’offerta didattica non manca, anche gratuita e di livello» - afferma la BoggioRobutti - «ma gli italiani che se ne interessano, pur essendo in aumento rispetto agli anni scorsi, rappresentano ancora una nicchia».

I numeri sono davvero impietosi: secondo Bankitalia, nel 2017 in Italia sono state organizzate 206 iniziative di educazione finanziaria, che però hanno raggiunto solo un milione di persone. Scarso il successo anche dei corsi organizzati dal Feduf e dall’Osservatorio permanente Giovani-Editori, che mettono a disposizione di studenti e curiosi il know-how di esperti e governatori, senza però ricevere il giusto responso dalla comunità. Dato il quadro così allarmante e la notoria distanza tra l’Italia e il resto d’Europa, il Ministero ha affrontato il problema, istituendo il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria: presto, l’educazione finanziaria potrebbe finire anche nelle scuole, con l’obiettivo di migliorare in maniera misurabile le competenze dei cittadini. La strada da percorrere, però, è ancora tanta: i corsi organizzati su territorio italiano, sia gratuiti che a pagamento, potrebbero essere sufficienti per migliorare la conoscenza media degli italiani, bisogna solo far passare il messaggio in maniera adeguata e testimoniare l’importanza di una formazione di ambito finanziario.

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