“L’istruzione nel carcere ha un valore dirompente”

Se ne è parlato nel corso dell’open day del Centro Provinciale per l'istruzione degli adulti a Vasto

Maria Napolitano
19/05/2018
Attualità
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Anche se siamo nel 2018 l’istruzione non è per niente scontata e spesso c’è una stretta relazione tra chi ne è privo e il disagio sociale. Anche in età adulta la scuola può diventare la chiave di svolta per un futuro migliore per chi vive situazioni socio-economici difficili.

E questo è ciò che è emerso durante l’open day “Parole e colori” del Centro Provinciale per l'istruzione degli adulti (Cpia) che si è svolto a Vasto presso la Scuola media Rossetti il 17 maggio.

Grazie a un permesso speciale hanno avuto l’occasione di partecipare all’incontro anche 11 rappresentanti degli ospiti della Casa Lavoro di Vasto che avevano seguito il corso sulla legalità tenutosi all’interno della struttura.

Dopo la presentazione delle attività del CPIA di Vasto della prof.ssa Manuela Fusilli e il saluto della Dirigente prof.ssa Antonella Ascani, sono intervenuti il Dott. Pierluigi Evangelista, dirigente della ditta Del Giudice e Claudio Pracilio titolare della fattoria didattica e azienda agricola biologica “Il bosco degli ulivi”. Entrambe le aziende hanno ospitato studenti dei corsi per adulti per l’alternanza scuola lavoro.

La dottoressa Giuseppina Rossi educatrice della Casa Lavoro di Vasto, ha sintetizzato quella che è la realtà della struttura. “Attualmente ci sono 156 ospiti che hanno già scontato la loro pena e sono sottoposti a questo periodo di riabilitazione che dovrebbe agevolare il ritorno a una vita normale. L’utenza ha un’età media di 45-50 anni. Spesso sono analfabeti e anche se hanno seguito i percorsi di studi delle elementari e delle medie, il loro titolo di studio non corrisponde al livello delle loro competenze. In carcere il valore della scuola ha davvero un valore dirompente più di quanto lo possa essere all’esterno. I tempi di permanenza nella struttura sono stabiliti dal giudice. Capita anche che ci sono ospiti in attesa di andare in una comunità di recupero o che non hanno un luogo dove tornare.  Tanti sono i disagi e le paure che questi ospiti vivono giorno per giorno, il primo dei quali la lontananza da casa e dai propri affetti quando ce l’hanno.  Non solo come operatrice del carcere ma anche e soprattutto come cittadina vedo la Casa Lavoro sì come un posto complicato ma anche come una potenziale risorsa sia per gli ospiti che per il territorio.”

Erano presenti anche alcune comunità per persone che vivono situazioni di disagio.

Paolo Palumbo ha presentato la comunità “Il sentiero” utilizzando anche un video, realizzato da alcuni loro ospiti, con cui hanno descritto le caratteristiche e le differenze delle scuole dei propri paesi. Ha presentato l’autore di alcuni quadri esposti durante l’open day. “Questo ragazzo ha un talento naturale nell’arte pittorica. Quando è arrivato qui non sapeva né leggere e né scrivere. Dipinge i suoi quadri utilizzando mani e colori per elaborare qualcosa che è presente nel suo cervello”. Un contributo per l’avvio a quest’arte l’ha avuto grazie a Valentina Di Petta, l’arteterapeuta della comunità. “L’arte ha un potere comunicativo molto forte che riesce ad arrivare là dove le parole non possono arrivare”.  

Dopo i vari interventi, Claudio Pracilio ha risposto alla domanda di un rappresentante degli ospiti della Casa Lavoro Lei come imprenditore assumerebbe un ex carcerato?” La risposta è stata: “Non ho nessun tipo di pregiudizio tant’è che ne ho assunto uno otto mesi fa”.

A seguire, il titolare dell’azienda “Il bosco degli ulivi” ha fatto sperimentare ai presenti le tecniche di assaggio dell’olio e ha offerto una piccola degustazione dei prodotti della sua azienda.

Un momento molto tenero e che aveva quasi dell’irreale è stato quando nei momenti dei saluti in cui alcuni se ne stavano andando l’autore dei quadri esposti in sala ha regalato in maniera spontanea e con un gran sorriso una sua opera (“Il matrimonio di due nigeriani”) a uno dei rappresentanti degli ospiti della Casa Lavoro e che prima di accettare ha chiesto il permesso alla sua referente della struttura.

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