Troviamo incoraggiante la forte mobilitazione mediatica di quest’ultimo periodo di forze politiche, amministratori di varia coloritura politica, Sindaci ed esponenti dal glorioso passato sul pericolo che incombe nel territorio circa la possibile realizzazione di una nuova vasca da parte della “Cupello Ambiente s.r.l.” a ridosso di quella che attualmente gestisce definita “di servizio”(!) all’attività del consorzio CIVETA.
Abbiamo apprezzato la puntualizzazione pubblica fornita del commissario pro tempore del consorzio Civeta Franco Gerardini sulle tante chiacchiere a vuoto fornite dai tanti intervenuti, taluni dei quali, più mossi dalla voglia di evidenziarsi in vista delle imminenti candidature alle elezioni regionali, che porre e proporre soluzioni.
Noi, per la dura parte che ci compete in ambito comunale, non abbiamo MAI abbassato la guardia sulle prospettive attuali e future dell’azione del privato su Valle Cena. Spesso lo abbiamo fatto in triste solitudine ma sempre tenendo bene in mente che, complici anche taluni esponenti locali che hanno interessi diretti con la “Cupello Ambente s.r.l.”, l’azione di denuncia sui pericoli che incombono nel vastese potesse cadere nel vuoto.
Dopo la decisa iniziativa delle associazioni ambientaliste WWF e Legambiente, cui va il nostro più vivo ringraziamento per le puntuali osservazioni critiche sul merito del progetto presentato presso la regione che vedrà la disamina nel comitato V.I.A Giovedì 13 prossimo, s’è messo in moto una positiva mobilitazione nel territorio.
Curioso sarà vedere non solo come andrà questa riunione del comitato V.I.A., verso la quale Noi speriamo ed auspichiamo un forte e corale diniego, ma anche verificare che atteggiamento assumeranno i soggetti invitati sia pubblici che privati.
Al di là di ogni cosa avanziamo una proposta ecumenica all’intero territorio di fare “squadra” per difendere in concreto i nostri reali interessi al di là di ogni appartenenza e/o sensibilità politica.
Solo così metteremo all’angolo che, silente perché interessato sul piano personale o professionale, gira la testa dall’altra parte rispetto agli ormai più che concreti pericoli di diventare per sempre la “pattumiera dì Abruzzo”.