Celebrazioni centenario: due studentesse del Mattioli di San Salvo leggono le loro riflessioni sulla guerra

Redazione
05/11/2018
Attualità
Condividi su:

In occasione delle celebrazioni del centenario della fine della Grande Guerra, le classi quinte dell'IIS Mattioli di San Salvo hanno partecipato leggendo alcune riflessioni sulla storia.

L'estate del 1914, cent'anni fa, segnò l'inizio della prima guerra mondiale, una cerneficina che coinvolse quasi tutti i continenti, gran parte delle nazioni e dei loro abianti. Tante e tali sono state le novità, le implicazioni, le conseguenze di quel conflitto conclusosi nell'autunno 1918 che solo ad un secolo di distanza il mondo sembra uscire dai solchi che produsse. Quando furono firmati gli armistizi tra i belligeranti, le vittime si contavano a decine di milioni, mentre i sopravvissuti dovettero adattarsi ad un mondo nuovo e fortemente instabile.

"Non date a noi la colpa", queste sono le parole di Karl Habsbur, erede degli Asburgo, 2se si deve incolpare qualcuno allora la maggiore accusa è da rivolgere al nazionalismo". Sarebbe del resto riduttivo ravvisare la causa del primo conflitto esclusivamente nell'attentato a Sarajevo il 28 giugno 1914 ai danni dell'arciduca asburgico francesco Ferdinando: esso fu solo la causa scatenante che fece esplodere in tutta la loro tragicità quelle trasformazioni ideologiche e culturali maturate sotto la tranquilla "bella époque".

Uno dei principali fattori storici ed ideologici che causarono lo scoppio del conflitto fu il radicale mutamento di significato di nazione, la nazione divenne uno strumento di dominio dei popoli sugli altri popoli e perse ilo significato culturale rivestito in precedenza.

Se per Fichte la nazione era un'entità meramente culturale, sganciata da ogni imperialismo di sorta e anzi avversa ad esso, inteso come minaccia della purezza culturale del popolo, con Hegel, invece, si afferma sempre più la convinzione che un popolo debba essere dotato di un forte esercito che non si limiti a difendere i confini nazionali, ma che si spinga anche al di là di essi per schiacciare e sottomettere gli altri popoli.

In sintesi il nazionalismo, gli armamenti, le alleanze e la finanza sono tutti elementi che acquistano importanza sulle decisioni che fecero scoppiare la guerra.

Roberta Antenucci, V A Liceo scientifico

 "La guerra l'avevano voluta perchè erano convinti che sarebbe stata l'ultima, quella che avrebbe liberato l'uomo da tutte le guerre. Ma la guerra non libera mai l'uomo e rimane sempre l'atto più bestiale dell'uomo", scrive lo scrittore Ungaretti.

Ma come può una guerra liberare un uomo? Guerra non è solo sinonimo di morte e distruzione? Come può la guerra creare eroi? Si dice ha trovato una bella morte da eroe. Perchè non si dice mai: ha subito una meravigliosa eroica mutilazione?

Si dice: è caduto per la patria. Perchè non si dice mai: si è fatto amputare le gambe per la patria? Il vocabolario della guerra è fatto dai diplomatici, dai militari e dai potenti. Dovrebbe essere corretto dai reduci, dalle vedove, dagli orfani, dai medici e dai poeti.

Quest'anno si ricorda il centenario della fine della prima guerra mondiale, oggi dobbiamo ricordarlo senza mai dimenticarsi allo stesso tempo che proprio ora, sul nostro pianeta sono circa 70 gli Stati coinvolti nelle guerre. A combatterle sono un totale di 800 milizie-guerriglieri o gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti. Le cause rimangono pressochhè invariate, vi sono motivi politici, economici, religiosi, culturali, le conseguenze pure, tra il popolo la guerra dissemina sempre disperazione, povertà, fame, morte e gli esiti i medesimi: distruzione, carestie, città intere rase al suolo. Situazioni disastrose da cui è sempre più difficile far ripartire il paese e soprattutto le persone. Quando mai l'uomo capirà?

Federica D'Andreamatteo, V A Liceo scientifico

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: