Il 14 settembre il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, si dimette da primo cittadino per partecipare alle elezioni regionali abruzzesi col titolo di candidato Presidente del centrodestra. Ma nel suo periodo di dimissioni, in una cena tra Salvini, Meloni e Berlusconi, si decide che la candidatura alla presidenza della nostra Regione era un piatto irrinunciabile da offrire a Fratelli d’Italia.
Il Sindaco Di Primio, sedicente candidato presidente del centrodestra abruzzese, ammaina dunque le vele, ritira le dimissioni e torna a fare l’amministratore del Capoluogo della Provincia.
Dopo poco più di quindici giorni una piccola ma generosa parte del centrodestra, candida Di Primio alla Presidenza. Non però della Regione Abruzzo – ormai andata – ma della Provincia di Chieti. Arriva così la candidatura di Di Primio a sfidare l’uscente Mario Pupillo.
Il 31 Ottobre, giorno del voto per il presidente della Provincia di Chieti, Pupillo, candidato dell’intero centrosinistra provinciale, vince con ampia maggioranza in termini di singoli consiglieri e di voto ponderato sul candidato Umberto Di Primio, costretto a incassare l’ennesima sconfitta dopo soli 15 giorni dall’esclusione forzata dalla competizione regionale.
Il 7 novembre Umberto Di Primio, tornato nelle vesti di Sindaco, colleziona una ulteriore sconfitta anche a livello locale: con 16 consiglieri contrari alla vendita della Farmacia Comunale la sua maggioranza va sotto e non si può approvare la delibera.
In un solo mese per Di Primio si sono dunque avvicendate tre pesanti sconfitte: sul piano regionale, provinciale e comunale.
Con le sconfitte di Umberto Di Primio perde non solo la singola persona, ma anche il modello centrodestra abruzzese e provinciale.
Le conclusioni sembrano troppo scontate per enunciarle. Confidiamo nel buonsenso dei politici.