La provincia di Chieti fotografa le contraddizioni dell’export abruzzese, perché se i mezzi di trasporto spingono in alto le esportazioni abruzzesi, a flettere pesantemente è un altro settore come quello della produzione di macchinari e apparecchiature. Lo rivela lo studio messo a punto da Aldo Ronci per la Cna Abruzzo sull’andamento dell’export nei primi nove mesi dell’anno, che proprio sull’andamento “a luci ed ombre” del territorio chietino concentra il proprio focus:«Tra gennaio e settembre – illustra il curatore della ricerca - l’export dei mezzi di trasporto, produzione di punta assoluta di questa provincia, ha ottenuto un incremento di 244 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Benissimo. Ma un altro prodotto pure importante, come quello di macchine e apparecchiature è invece decresciuto di 20 milioni: così, mentre in valore percentuale i mezzi di trasporto sono cresciuti dell’8%, ovvero quattro volte il 2,2% nazionale dello stesso comparto, quest’altro settore ha segnato una caduta dello 0,6%. Dato in controtendenza con quello nazionale, che segnala invece una crescita del 3,2%».
In totale, in Abruzzo, le esportazioni nei primi 9 mesi del 2018 hanno fatto registrare un aumento di 244 milioni di euro rispetto all’anno precedente: 6.499 milioni, contro 6.275 milioni, con un incremento percentuale del 3,6%, valore di poco superiore a quello nazionale che è stato del 3,1%. L’andamento contraddittorio del territorio di Chieti si riflette, quasi plasticamente, nel confronto con le altre province abruzzesi. Così, la performance del settore dei mezzi di trasporto copre con gli interessi le perdite di altri comparti, facendo dell’aumento della provincia (112 milioni) il risultato migliore d’Abruzzo, con gli altri territori che si fermano largamente indietro: Teramo (+57), Pescara (+33 M) e L’Aquila (+23).
D’altronde, per ciò che l’Istat fotografa come “altre produzioni” i numeri parlano chiaro: i primi nove mesi dell’anno hanno voluto dire un saldo negativo di 20 milioni per l’Abruzzo, ed a far pendere il dato in negativo è stata proprio la provincia di Chieti, con 133 milioni in meno, contro i dati positivi di Teramo (+58), Pescara (+32) e L’Aquila (+23). Con alcuni comparti – su tutti macchine e apparecchiature – in particolari condizioni di sofferenza. Il contrario di quanto accade nel Teramano, dove abbigliamento, tessile e pelletterie (+38 milioni di euro) hanno fatto schizzare in alto i dati provinciali.
Nel comparto alimentare, per l’Abruzzo buoni risultati arrivano da frutta e ortaggi conservati: i 5 milioni in più valgono il secondo posto nella graduatoria nazionale tra le regioni, mentre i 3 di oli e grassi il terzo posto e i 7 del vino la settima piazza. Le destinazioni, infine. L’Unione Europea resta il punto di riferimento per il made in Abruzzo: nel periodo preso in esame dallo studio di Ronci è infatti cresciuto di 141 milioni (3% in più, molto meno dell’incremento medio nazionale del 4,3%) il paniere di esportazioni dirette verso i Paesi comunitari. Mentre l’export verso i paesi extra comunitari ha registrato un aumento dl 83 milioni, che però in valore percentuale (5,3%) è assai migliore di una media nazionale ferma a quota 1,6%.