Vita da pendolare... ma quanto ci costi

Maurizio D'Ottavio
21/02/2008
Territorio
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Vita da pendolare: dura, durissima soprattutto per il portafogli. Nel giorno in cui il costo della benzina sfonda il tetto di 1,4 euro al litro il signor Stefano Falasca, impiegato amministrativo presso la Asrem - Zona Territoriale di Agnone ha voluto raccontare quella che è la sua personale storia. Fatta di quotidiani viaggi da Isernia (la città dove risiede) ad Agnone dove lavora. E di continue spese. ''In tutto, in 23 anni di lavoro - racconta - avrò speso qualcosa come 400 milioni di vecchie lire tra benzina, assicurazione, olio, gomme termiche, bollo, tre macchine, tutte utilitarie e affrontato 579600 chilometri se consideriamo 300 giorni lavorativi annui''. Un esborso medio al mese di 350 euro pari al 27 per cento del suo stipendio (1296 euro). Che in ventitreenni fanno almeno sette anni di stipendio. Perché la matematica non è una opinione e i conti non sono poi così difficili. Il tutto senza calcolare i rischi di incidenti, le condizioni atmosferiche e stradali specialmente durante la stagione invernale, nonché il tempo trascorso sulla automobile (in media 80 minuti al giorno). Insomma una vita da pendolare trascorsa per buona parte del tempo su quattro ruote. Tuttavia, qualcuno potrebbe indicare che la risoluzione al problema sarebbe quella di prendere i mezzi pubblici. E invece no. PerchŠ gli autobus di linea non conciliano con i tempi ed i modi del suo lavoro. E allora quello che oggi il signor Falasca chiede a nome di tutti i pendolari è un alleggerimento della spesa economica. ''Anche perché - rammenta - la legge finanziaria numero 244 del 24 dicembre del 2007 contiene una piccola ed utile novità per i pendolari che viaggiano con i mezzi pubblici. Ovvero una detrazione dall'Irpef del 19 per cento ma solo per un importo massimo di 250 euro. Troppo poco per alcuni - conclude - ma è pur sempre una innovazione legislativa e culturale per una delle categorie più mortificate del vasto mondo del lavoro. Infatti, spesso i pendolari che usano i mezzi pubblici (specialmente i treni) si trovano a fare i conti con ritardi, scioperi, affollamenti, mancanza di igiene e altro. E allora perché non abbassare l'importo massimo ed estendere la detrazione anche a chi giornalmente usa per forza di cose i mezzi privati?''. Sarebbe davvero un passo in avanti per chi come il signor Falasca si sobbarca 25 mila chilometri al mese. http://francescobottone.splinder.com/

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