Mario Olivieri: le difficoltà della sanità regionale siano opportunità per un cambiamento

Le parole dell' ex Presidente della Commissione della Sanità della Regione Abruzzo

22/04/2020
Attualità
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Il richiamo da parte dei 23 sindaci della provincia di Chieti riguardante la riorganizzazione solidale della sanità sul territorio, da parte della Regione, superata la fase drammatica che il nostro Paese e il mondo intero stanno attraversando, è sicuramente apprezzabile, pur se non completamente condivisibile, al fine di aprire una discussione circa una diversa impostazione dell’offerta sanitaria sul nostro territorio, così come sull’intero territorio regionale.
La fase emergenziale che stiamo attraversando ha reso evidente alcuni concetti che il sottoscritto, senza con ciò volere assumere il ruolo del Solone, aveva rappresentato in diverse occasioni negli anni passati, in ragione del ruolo di Presidente della Commissione Sanità della Regione che ha ricoperto in quel periodo. La necessità di riorganizzare la sanità regionale, riducendo ad uno il numero delle ASL abruzzesi diventa più che mai indispensabile, al fine di ottimizzare le risorse e di ricondurre ad una gestione univoca le procedure e i comportamenti spesso difformi tra le quattro ASL attualmente esistenti.
Contestualmente la nostra Regione dovrà anche realizzare una o due aziende ospedaliere, nelle città dove sono presenti le facoltà di medicina e chirurgia, e in tale modo valorizzare gli ospedali più importanti della Regione ( DEA di II° livello ), riunendoli in una unica gestione. Mi riferisco agli ospedali di Chieti e Pescara e a quelli di Teramo e L’Aquila che, di conseguenza, potrebbero sviluppare e caratterizzare le specialità vocazionali che ognuno di essi possiede senza replicarle per mera esigenza locale, e in tale modo migliorando la qualità delle prestazioni e ottimizzando le risorse.
In conseguenza di una siffatta riorganizzazione si libererebbero risorse importanti da destinare al potenziamento della sanità territoriale, attualmente ancora insufficiente, che in questo periodo sta mostrando quanto sia importante avere una rete di servizi sul territorio ( purtroppo carente ) e quanto sia necessario trattare i bisogni sanitari non ospedalieri in strutture ambulatoriali. Da tali poche righe che però rifuggono dal politichese, come spesso accade quando si parla molto senza fare comprendere ciò che si vuole dire arrecando danni incalcolabili, si deduce che se la Politica regionale prende il coraggio a due mani, così come purtroppo non è stato negli anni precedenti, e realizza un progetto di cambiamento chiaro e lineare, evitando condizionamenti campanilistici che comportano la immobilizzazione e l’involuzione dei servizi, sarà possibile, migliorando notevolmente la qualità e la quantità dell’offerta, anche arrivare a ottimizzare le strutture ospedaliere periferiche. In caso contrario, ognuno tenderà a mantenere le proprie posizioni, e nel nostro caso la imprescindibilità di realizzare il nuovo ospedale di Vasto prima di ogni altro, imbrigliando la volontà politica che, di conseguenza, si dovrà limitare a gestire il quotidiano, operando in maniera estemporanea, senza una visione moderna e innovativa, finalizzata al bene collettivo della salute. L’invito pertanto, è di uscire da una visione ristretta e, facendo tesoro di una situazione di grande difficoltà nella quale tutti ci troviamo in questo momento, trovare la forza di prospettare un progetto di grande respiro, che peraltro diverse regioni hanno già realizzato, e dare in tale modo una vera impronta di innovazione culturale e sociale della nostra sanità e della nostra Politica.
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