IL PADRE DA' L'ALLARME MA E' VANO OGNI SOCCORSO PER CLAUDIO

redazione
30/09/2008
Attualità
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Sarà l'autopsia a chiarire le cause del decesso di Claudio Samuele, 43 anni, per il quale è stato vano ogni soccorso dopo che era stato ritrovato privo di sensi ed agonizzante nella sua abitazione di via V Vico Mazzini a San Salvo, nella zona del centro cittadino. A dare l'allarme è stato il padre. Sul posto si è precipitata, questa mattina, un'ambulanza del servizio 118, che ha provveduto a trasportare Samuele all'ospedale 'San Pio da Pietrelcina' dove, però, il cuore dell'uomo ha cessato di battere poco dopo. Lavoratore saltuario, Claudio Samuele lascia il padre e due fratelli. La notizia ha subito fatto il giro a San Salvo, destando non poca impressione e commozione. Sull'episodio indagano i Carabinieri della locale stazione. E, come detto, è stata già fissata l'autopsia (che ci sarà domani mattina a mezzogiorno in ospedale a Vasto) per avere un quadro più chiaro relativamente a quanto accaduto. Così ha disposto la Procura della Repubblica, coordinata dal sostituto Irene Scordamaglia. Noi della redazione lo ricorderemo come il Claudio che si incontrava spesso o che ci veniva a trovare interrompendoci piacevolmente con i suoi discorsi filosofici un po sconclusionati e con le sue richieste di aiuto. Un aiuto che non siamo riusciti a dare fino in fondo. Nell'ultimo saluto vogliamo dedicargli una canzone di De Gregori e De Andrè. La Cattiva Strada Alla parata militare sputò negli occhi a un innocente e quando lui chiese ''Perché '' lui gli rispose ''Questo è niente e adesso è ora che io vada'' e l'innocente lo seguì, senza le armi lo seguì sulla sua cattiva strada. Sui viali dietro la stazione rubò l'incasso a una regina e quando lei gli disse ''Come '' lui le risposte ''Forse è meglio è come prima forse è ora che io vada '' e la regina lo seguì col suo dolore lo seguì sulla sua cattiva strada. E in una notte senza luna truccò le stelle ad un pilota quando l'aeroplano cadde lui disse ''È colpa di chi muore comunque è meglio che io vada '' ed il pilota lo seguì senza le stelle lo seguì sulla sua cattiva strada. A un diciottenne alcolizzato versò da bere ancora un poco e mentre quello lo guardava lui disse ''Amico ci scommetto stai per dirmi adesso è ora che io vada'' l'alcolizzato lo capì non disse niente e lo seguì sulla sua cattiva strada. Ad un processo per amore baciò le bocche dei giurati e ai loro sguardi imbarazzati rispose ''Adesso è più normale adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto che io vada '' ed i giurati lo seguirono a bocca aperta lo seguirono sulla sua cattiva strada, sulla sua cattiva strada. E quando poi sparì del tutto a chi diceva ''È stato un male'' a chi diceva ''È stato un bene '' raccomandò ''Non vi conviene venir con me dovunque vada, ma c'è amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada sulla cattiva strada. http://www.youtube.com/watch?v=9QJNUx145bI Qui di seguito ospitiamo un ricordo di Claudio a firma di Orazio Di Stefano SAN SALVO - Claudio Samuele è morto. Ieri notte e a casa sua e l'autopsia ci dirà come. Era nato nel 1965, come me e come me aveva iniziato la scuola elementare nella vecchia scuola elementare di S. Salvo, quella dove ora ci sono i Vigili Urbani. Ci aveva insegnato il maestro Sandro Bruno (di Roccaspinalveti), che dovendo spiegare alla classe la lettera L, disse: ''Ragazzi cosa fanno Claudio, Orazio e Mario quando si azzuffano tra di loro ?'' E noi in coro, rispondemmo: ''la lotta''... ''Ecco - disse l'insegnante - la lotta inizia per L''. Allora, all'inizio degli anni settanta, S. Salvo era ancora un vecchio paese e noi eravamo figli di povera gente, che manco avevamo il telefono e la tv in casa. Ma chi ce l'aveva allora ? Non parlavamo l'inglese e men che meno il linguaggio basic, che manco esisteva, come non esisteva internet. Parlavamo il dialetto. Io quello fresano, Claudio quello sansalvese e Mario un misto tra il napoletano e il sansalvese e ci capivamo. E quando non ci capivamo, facevano la lotta, ma era una lotta finta come il catch, perché dopo cinque secondi eravamo più amici di prima. E amici Claudio e io lo siamo sempre stati. Fino all'ultima volta che l'ho visto qualche giorno fa, quando lui come al solito mi ha chiesto un euro o due e poi ha iniziato a parlarmi di politica, di giornalismo e di conformismo. L'ultima volta mi aveva parlato di anticonformismo. Francamente non so cosa volesse dirmi, perché si capiva poco. I discorsi erano sconclusionati, come sconclusionata era la vita sua. Anni fa lo incontrammo Raimondo e io e Rai, con la commiserazione cristiana che gli è propria, guardò Claudio e mi disse: ''Con le medicine che prende devono essergli saltati i neuroni''. Sicuramente lui aveva saltato il perbenismo di questa città e di noi suoi coetanei, perché, forse inconsapevolmente, aveva fatto una scelta diversa ponendosi fuori dal nostro contesto, anche se vi era rimasto dentro più che mai, visto che abitava al vecchio centro e andava sempre in giro in tutte le ore del giorno e della notte. La prima volta che si era posto fuori dal nostro contesto era stato alle medie, quando era riuscito ad uscire con una ragazza perbene che piaceva a tutti noi. Lei aveva scelto lui fors'anche per provocarci, ma sicuramente entrambi avevano provocato questa città, allora un po' meno città e un po' più paese. Poi - come detto - Claudio era rimasto ai margini, ma in mezzo. Tre anni fa aveva detto ad Adelina e a me che sarebbe venuto alla festa dei quarantenni e invece non ci venne. Ingenuo io a pensare che potesse farlo: sarebbe rientrato negli schemi, da cui invece voleva stare fuori. E fuori dagli schemi è stato fino all'ultimo, lui che De Andrè avrebbe cantato perché cantava gli ultimi e che il Signore accoglierà tra i primi, perché disse ''I primi saranno gli ultimi''...e viceversa. Lui a cui voglio dedicare questo pezzo come si fa con un personaggio di questa città, perché Claudio era un personaggio forse diverso, anti, fuori... ma comunque dentro questa città. Solo un mese fa un amico mi rimproverò perché sborsavo un euro ogni volta che me lo chiedeva, ma io non potevo non farlo, perché Claudio era amico mio e in fondo avevo nei suoi confronti qualche senso di colpa, visto che lui era stato meno fortunato di me e di Mario, che ci siamo salvati grazie alle nostre famiglie e a Don Piero. Lui no, non si è salvato né da ragazzo e né da adulto. E questa città non è riuscito a salvarlo, ma almeno lo ricorderà come si ricorda un personaggio forse diverso, anti, fuori ma comunque dentro, perché Claudio era dentro la città, nel cuore del paese vecchio, fino all'ultimo. Orazio di Stefano

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