Il racconto di Agostino Monteferrante in ricordo di "zia Miccaluccia"

Marica Marietti
21/11/2020
Attualità
Condividi su:

Tra le strade della nostra città, nel corso degli anni, di fatti se ne sono susseguiti molti. Alcuni divertenti, altri tristi ma tutti ci possono far riflettere su quello che eravamo.

Questa è la storia che Agostino Monteferrante ha deciso di condividere con tutti:

Un soldato tedesco, forse tra gli ultimi della fila tra le truppe in ritirata. Fu ucciso da queste parti e sepolto tra le case, all’incrocio tra via Fontana vecchia e via Savoia. Qualcuno aveva sfogato su quel ragazzo tedesco in uniforme militare, la rabbia di anni di guerra e di occupazione . Qualche anno dopo, nella metà degli anni cinquanta, i genitori vennero a riprendere il corpo di quel giovane soldato. Lo riconobbero dalle iniziali sull’anello e lo riportarono in Germania. I germanesi. Così li chiamava zia Miccaluccia, i germanesi. Classe 1904, zia Miccaluccia, si era fatta due guerre mondiali e perduto qualche figlio tra l’una e l’altra guerra. Il marito, riapriva le falde acquifere nei pozzi facendo esplodere il tritolo che ricavava dalle mine trovate nei campi, a guerra passata. Non era nostra zia, Miccaluccia, ma la chiamavano tutti così. Veniva a trovarci alla “bottega”. Due grandi locali dove facevamo restauri e robe d’arte. Adesso c’è un pub, il Luppolo. Zia Miccaluccia entrava, si sedeva e cominciava a raccontare, mentre noi armeggiavamo tra legni e colori. La portammo a vedere il mare a meta’ degli anni novanta, facendola salire su una vecchia 128 a metano. Abitava a due km dalla costa e non ricordava il mare.

Anche se qualcuno di noi non ha conosciuto zia Miccaluccia, attraverso le parole di Monteferrante può vederla e sentirla e può immaginarsi la vita semplice ma intensa che conduceva.

La memoria, la storia e le tradizioni non dovrebbero mai essere dimenticate da nessuno, per permetterci di vivere consapevolmente il presente e il futuro, e per non dimenticare le persone care a cui dobbiamo la nostra stessa esistenza.

In fondo "senza passato non c'è futuro".

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: