Proroga caccia al cinghiale. Soddisfatta (solo) la Copagri

Francesco Bottone
03/01/2009
Territorio
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LA PROROGA della caccia al cinghiale fino all'11 gennaio sta animando il dibattito tra associazioni venatorie, quasi tutte contrarie al provvedimento, e agricoltori. Interviene sulla vicenda il presidente della Copagri, Camillo D'Amico. ''La notizia che il Consiglio regionale, nella sua ultima seduta, ha prorogato la caccia al cinghiale ci riempie di soddisfazione perch‚ va incontro alla richiesta formulata in tal senso alla Provincia di Chieti, dopo l'assemblea pubblica tenuta a Scerni, ove ponemmo il problema al centro della discussione in maniera seria e costruttiva al cospetto di sindaci, amministratori locali, agricoltori, associazioni venatorie ed Atc. E' chiaro che il postiticipo della chiusura risulta solo un momentaneo palliativo e non risolve affatto il problema che necessita di una pianificazione normativa e tecnica più ampia e di lunga durata, - precisa D'Amico - come potranno essere il regolamento specifico per la caccia al cinghiale, già in avanzata discussione nell'aposita commissione consigliare in Provincia, e la rivisitazione del Piano Faunisitco vigente ma, in attesa che presto anche questi risultati si concretizzeranno, il segnale che il mondo agricolo riceve dalle istituzioni è positivo''. Il presidente della Copagri, che è anche capogruppo del Pd in Consiglio provinciale, 'benedice', in qualche modo, questa proroga del prelievo del cinghiale, in antitesi con la posizione assunta dalla quasi totalità delle associazioni venatorie. Come ha spiegato nei giorni scorsi, proprio su queste colonne, Angelo Pessolano, presidente provinciale dell'ArciCaccia, in questo periodo dell'anno le femmine di cinghiale sono gravide. L'abbattimento di animali in questo stato produce un effetto moltiplicativo sul numero di capi non nati che, nel lungo periodo, si traduce in un danno biologico di grave entità per la specie selvatica. Questioni etiche e che attengono alla gestione faunistica all'interno degli Atc, che sembrano però interessare poco gli agricoltori, o meglio, il presidente della Copagri, il quale saluta con soddisfazione quello che, nei fatti, sarà un massacro autorizzato, una vera mattanza. ''Noi, come organizzazione agricola, - aggiunge Camillo D'Amico - non intendiamo confliggere affatto con il mondo venatorio, purché venga salvaguardato un principio, ossia che la caccia è una passione sportiva, mentre la pratica agricola, è una professione che, per tanti, è sostentamento unico per il propio diritto alla sopravvivenza. Se questo principio permane e non ci sono abusi, il problema cinghiale come il naturale e legittimo esercizio della pratica sportiva può svolgersi senza problema alcuno perché la salvaguardia del territorio, l'equilibrio dell'ecosistema e la tutela del patrimonio paesaggistico sono problema di tutti e non solo di taluni''. Insomma, gli agricoltori votano, i cinghiali no, e per far contenti i primi si possono anche 'benedire' discutibili campagne di eradicazione totale della specie selvatica. D'Amico docet. http://francescobottone.splinder.com/

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