Proroga caccia al cinghiale e Copagri nel mirino. Secca replica di D'Amico

Francesco Bottone
07/01/2009
Territorio
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''Non è mia abitudine rispondere alle facili provocazioni perché lo reputo cosa poco utile per il servizio che devo alla collettività che assisto e rappresento, sindacalmente, ed amministro, istituzionalmente; tra l'altro, in un periodo di grande difficoltà economica e sfiducia crescente, i cittadini si aspettano altro: concretezza e decisione nell'affrontare le difficoltà correnti. Ma passare per colui che, contro tutte (?) le associazioni venatorie, tramite la sigla sindacale di cui è presidente provinciale (la Copagri, ndr) ha forzato affinché, la Regione, concedesse la proroga della caccia al cinghiale è una rappresentazione gratuita che, oltre che offendermi, non accetto e rifuto categoricamente''. Con queste parole, Camillo D'Amico, presidente della Copagri, interviene nel dibattito e nelle polemiche sollevate dalla proroga della caccia al cinghiale. ''Personalmente, da tempi non sospetti, - continua D'Amico - ho sempre asserito che una regolamentazione alla caccia del cinghiale andasse fatta anche se nella maniera più ampia e condivisa possibile tanto che, sin dal 2005, mi feci carico di proporre alla commissione consigliare permanente, deputata alla formazione della proposta di deliberazione al consiglio provinciale, una bozza estrapolata da quella in vigore nella provincia di Teramo. E notorio a tutti cosa è accaduto in seguito e, alla luce dei fatti, ne le associazioni venatorie ne gli ATC hanno fatto alcunchè per auotregolamentare la caccia al cinghiale o mettere in atto azioni tese a limitarne numero e danni a cose e produzioni agricole. Nell'Aprile del 2008 due agricoltori, nessuno dei quali iscritti alla Copagri ne militanti nel mio partito, tramite la mia persona hanno notificato alla provincia di Chieti ben 1500 firme a corredo di un istanza tesa a chiedere ufficilamente ad agire per porre un freno all'alto numero di cinghiali presenti soprattutto nel Vastese. Nonostante reiterati solleciti è quasi passato un altro anno e, purtroppo, ancora ben poco si è fatto; unico dato positivo che, le istituzioni, sono riuscite a dare è questa piccola proroga del calendario venatorio per la caccia. Cosa, per altro, non nuova perchè già accaduta nel passato. Allora, chiedo a chi si manifesta solo scandalizzato, cosa bisogna fare per mantenere e garantire sì l'esercizio della passione venatoria, che rimane sempre e comunque uno sport, dando nel contempo la possibilità, a chi coltiva la terra in maniera professionale e continuativa, di poterlo fare remunerativamente e con la necessaria tranquilità che il proprio sudore non sia vanificato con tanta facilità come accade ora? Aspetto una risposta certa e concreta e non solo sterili ed inutili caricature''.

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