"Cipria e shampoo"

Francesco Raspa
11/09/2021
Attualità
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Nell'immediato dopoguerra e sino al termine degli anni 1950, in San Salvo, così come in altri paesi, girovagavano alcuni erranti che per sbarcare il lunario, s'inventarono il piccolo commercio porta a porta, consistente nella vendita di "cipria, shampoo, lamette ed affini".
Essi, in estate, bivaccavano all'addiaccio nei boschi o nelle campagne al riparo di qualche giaciglio di fortuna, mentre d'inverno come si può immaginare, la loro vita si complicava enormemente, dovendo affrontare ogni tipo di avversità atmosferica, ivi compresa quella dovuta ai morsi della fame.

Di fatto, trovavano un po' di rifugio in casolari parzialmente o totalmente trascurati od in qualche pagliaio di campagna, che gli stessi contadini usavano a volte come riparo da temporali improvvisi ed a guardia degli animali e delle colture stesse.
Tra questi giramondi, seppure con immagini sbiadite, dovute alla distanza del tempo, ricordo un signore alto e barbuto, secco e curvo con un pastrano militare sdrucido e lungo semiabbottonato chiamato, spesso derisoriamente, "cipria e shampoo".
Andava di casa in casa, bussando con discrezione e riverenza, mostrando il contenuto della sua cassettina metallica a coperchio, simile a quelle militari servite a contenere le munizioni, che ancora si trovavano abbandonate tra gli alberi e nei luoghi, dove la guerra aveva imperversato maggiormente.

"Cipria e shampoo" faceva periodicamente la sua comparsa, e bussava per lo più sempre alle stesse porte che potevano in un certo qual modo sollevarlo e gratificarlo, offrendogli una minestra calda od un po' di pane e vino da consumare in seguito.
Tutto ciò avveniva dignitosamente, perché lui, anche senza acquisto, lasciava sempre una bustina di cipria od una confezione di lamette che all'epoca cominciavano a sostituire i rasoi tradizionali. Talvolta le lasciava ugualmente, pur senza aver avuto nulla in cambio.
Eccezionalmente veniva compensato da qualche lira, in quanto allora la sua circolazione era quasi nulla ed i conti si regolavano con il baratto.
Comunque sia, conservo un bel ricordo della sua figura mite che un bel giorno non la si vide più e di lui non si seppe più nulla.
Quell'immagine piegata con addosso il pastrano che pendeva da tutte le parti, infastidita dalla peso della cassettina, scomparve misteriosamente, e della sua discreta e remota presenza non rimane altro che questo tenue ricordo.

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