CHIETI - "L'assemblea provinciale del partito del PD ha unanimemente riproposto alla coalizione uscente per la presidenza della Provincia di Chieti Tommaso Coletti". E' la perentoria precisazione del capogruppo del Pd in Provincia, Camillo D'Amico, che entra così, a fare chiarezza, nel dibattito politico che ruota attorno al 'toto-candidato' in vista della tornata elettorale per il rinnovo dell'amministrazione provinciale. "Le trattative per un eventuale ampliamento della coalizione sono ancora in corso e sono in capo alla segreteria provinciale, in primis, ed al commissario regionale del partito", aggiunge D'Amico. Queste dichiarazioni, abbastanza perentorie, vanno lette in riferimento alle indiscrezioni che circolano negli ambienti politici e che riferiscono di un interesse, mostrato sia da destra che da sinistra, per colui che, al momento, risulta essere l'unico candidato in pectore alla presidenza, Enrico Di Giuseppantonio, in forza all'Udc. Il sindaco di Fossacesia, vice presidente dell'Associazione comuni d'Italia, che in questi giorni è a Roma "per una serie di incontri legati appunto alla sua candidatura per l'Udc alla guida del governo provinciale, - spiegano gli osservatori politici - è tirato per la giacca tanto dal centro destra e dal centro sinistra". Senza arrivare a parlare di ufficialità, al momento, dunque, tre potrebbero essere gli sfidanti all'ambita poltrona della Provincia di Chieti: Coletti, il presidente uscente, per il Pd, Filippo Paolini per il PdL, incaricato, in qualche modo, dal coordinatore del partito Filippo Piccone in un recente incontro pubblico a Lanciano, e Di Giuseppantonio per l'Udc. E proprio su quest'ultimo sono concentrate le attenzioni, perché è intuibile che l'Udc potrebbbe rappresentare il classico 'ago della bilancia'. Forse insieme all'IdV. In riferimento a possibili 'matrimoni' elettorali, il cappogruppo del Pd, D'Amico, aggiunge: "Si divaghi pure sulla questione di unire le forze riformiste in un'alleanza di nuovo conio, che rappresenti l'unità delle forze politiche oggi in opposizione al Governo nazionale, ma nelle questioni che riguardano i livelli locali o provinciali si lasci che le discussioni e le decisioni vadano consumate nelle sedi opportune e le esternazioni a chi è deputato a farle; altrimenti, piuttosto che dare un contributo alla chiarezza, si rischia di aumentare la confusione e la sfiducia crescente tra gli elettori". E mentre i partiti e le segreterie politiche si azzuffano per cercare il 'cavallo' migliore sul quale saltare e raggiungere la poltrona in Provincia, per gli elettori il quesito è uno solo: "Ma non dovevano abolirle le Province?".